Rettorica et poetica d'Aristotile
Title
Rettorica et poetica d'Aristotile
Description
4°; p. [12], 355, [25].
Creator
Publisher
Date
1549
Contributor
Type
Prose
Identifier
Alternative Title
Date Submitted
23/09/2012
Is Referenced By
Haym, Biblioteca Italiana: II, 482, 489; Fontanini, Biblioteca: I, 113; Cranz-Schmitt 108.221.
Spatial Coverage
Audience
Edition ID
62
Genre
Title page
RETTORICA, / ET POETICA / D'ARISTO- / TILE / Tradotte di Greco / In Lingua Vulgare Fiorentina da / Bernardo Segni Gentil'huo- / mo, & Accademico / Fiorentino.
Paratextual elements
1. epistle to Cosimo I de Medici (January 10th 1548), ff. *iir-[*vi]r;
2. epistle to Cosimo I de Medici, pp. 271-275
3. table of errors, YYiiv-YYiiiv;
4. table of subjects, ff. [YY iv]r-[AAA v]v.
2. epistle to Cosimo I de Medici, pp. 271-275
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4. table of subjects, ff. [YY iv]r-[AAA v]v.
Internal description
<*iir-[*vi]r> ALLO ILLVSTRISS. / ET ECCELLENTISS. S. / & Pad. mio il S. COSIMO / dei Medici Duca di / Firenze. <inc> Havendomi Principe Illustrissimo nell'anno passato posto dinanzi agli occhi per oggetto di far qualche cosa, che piacesse a V. Ecc. et insieme che fusse per giovare se non a tutti, almeno a quella più parte degli huomini, che per me si potesse, mi venne in animo di mettere in questa nostra lingua Fiorentina la Rettorica del grande Aristotile. <expl> Onde ella non pur con le sante leggi prohibisce i brutti costumi, ma con lo essempio di se maggiormente dimostra qualmente debbono esser fatti gli huomini honesti. Questi, dico, raccontati bastino a fare V.Ecc. per gloria immortale et a far manifesto ad ogni huomo (senza che altri lo gridi) che beata sia quella gente, che sotto il vostro nome sia retta. Al quale humilmente mi raccomando. Agli X di Gennaio MD XLVIII. D.V. Eccell. Illustriss. Servitor Bernardo Segni.
<1-84> DELLA RETTO- / RICA D'ARISTO- / TILE / LIBRO PRIMO. <inc> La Rettorica ha similitudine con la Dialettica, trattando l'una et l'altra di cose tali, che in un certo modo si possono intendere communemente da ogni huomo: et che non son comprese sotto alcuna scienza determinata. Et di qui nasce che tutti gli huomini in qualche modo dell'una et dell'altra partecipano. <expl> stimeremo noi adunche ben fatto, che voi, o giudici, stiate a quelle cose che con il giuro havete sententiato, et noi non vogliamo starvi? Et tutte quell'altre cose debbi qui dire, che direbbe uno che volesse amplificare. Et quanto alle fedi senza artificio siesene detto a bastanza.
<85-173> LIBRO SECONDO <inc> Nel libro primo habbiam detto, onde s'habbino a cavare i luoghi da persuadere, et da dissuadere, da biasimare, et lodare, et da accusare, et difendere; et medesimamente habbiam detto quali oppinioni et quai massime ci habbino a esser buone per provare le cose dette <expl> One ciò è, noi possiamo abbondarne, et onde noi possiamo solver gli argomenti, siane stato detto da noi insino a qui a bastanza. Et hora restici a dire della locutione et dello ordine.
<174-237> LIBRO TERZO <inc> Perché di tre cose debbe considerare chi tratta del modo del dire: una è donde si possino acquistare le fedi; l'altra circa la locutione, et la terza circa la dispositione delle parti della oratione. Della prima parte, che è intorno allo acquistarsi fede, ho io detto di sopra <expl> O comparandole insieme, o usando il modo naturale, cioè di raccontare le cose tue: et di poi, se tu vuoi, dir disperse quelle della parte avversa. La fine dell'oratione sta bene senza alcuna coniuntione, accioch'e' paia uno epilogo, et non paia oratione. Io dissi. Voi havete inteso. Voi sapete. Date sentenza.
<238-270> <comm> Dichiaratione sopra il primo capitolo. <inc> Se da principio, quando i' presi questa fatica di tradurre in questa nostra lingua la facultà oratoria scritta da Aristotile, mi fusse venuto nell'animo quello, che forse era ragionevole mi venisse di fare, cioè qualche dichiaratione alle parole del testo, non mi sarei condotto doppo l'intera traduttione di questa opera a scriverci sù. <expl> Nel qual luogo medesimamente ho lasciato di mettere alcune voci dal medesimo Boccaccio usate, per la ragione ch'elle non sono usate da nessuno, che sia Fiorentino; et le quali, mi rendo certo, ch'el Boccaccio istesso, s'e' fusse vivo, hoggi non userebbe. Che io nel vero mi sono ingegnato, seguitando il precetto dato da Aristotile in questo terzo libro, di parlare la mia lingua correttamente et con le miglior parole che io habbia in essa saputo scerre.
<271-275> ALLO ILLVSTRISS. / ET ECCELLENTISS. S. / & Pad. mio il S. COSIMO / de' Medici Duca di Firenze. <inc> Non fu da prima nel mio concetto, Illustrissimo Principe, inteso di mandar fuori la traduttion di questa opera, se bene come la Rettorica l'haveva ridotta nella nostra lingua vulgare, et ad alcuni amici miei fattala manifesta <expl> forse dico alli suoi dì, che ella vorrà vedere la forza, che habbia il poema tragico messo in atto con quegli ordini et con quei modi, che dagli antichi eron osservati: et mediante i quali Aristotile afferma nascer negli animi tranquillità et nettezza da ogni perturbatione. D.V. Eccell. Illustriss. Servitore Bernardo Segni.
<276-> POETICA D'ARISTO / TILE TRADOTTA DI / Greco in lingua vulgar Fiorentina / Da Bernardo Segni / Gentil'huomo, & Accademico Fiorentino. / Capitolo Primo. <text> <inc> Della Poetica et di lei et delle sue spetie, qual sia di ciascuna d'esse la forza; et qualmente debbino essere contessute le favole da chi vuole, che la poesia vi stia rettamente. <comm> <inc> Della Poetica et di lei. Cap. Primo. Nell'epositione di questa arte Poetica verrò tosto al particulare, non usandoci dentro (sicome fanno li più degli espositori) quelle cose, che per dichiaratione d'una facultà soglion mettersi innanzi; imperoché l'intento mio non è di farci commento, ma un po' di parafrasi accioché dagli men dotti ne sia intesa qualche parte, se non il tutto. <text> <expl> Del poema tragico adunche et dello heroico et delle spetie loro et delle lor parti et quante elle sieno, et in che cosa elle sieno differenti et delle cagioni che gli faccino buoni et cattivi, et delle obbiettioni et delle solutioni che alla Poetica s'appartengono siesene detto insin qui a bastanza. <comm> <expl> Et tanto basti per la breve espositione sopra a la Poetica, nella quale opera dico apparire ancora qualche mancamento, non già nelle materie, che si trattano in questo libro, perché tali sono assolute; ma perché promettendo il Filosofo di trattar della Commedia, et anchora perché nel libro III della Rettorica essendo da lui allegato di trattar de ridiculi, de' quali a pena ci tocca il nome; però, dico, conseguita ch'e' si possa conietturar facilmente, che per l'assoluta dottrina di tal facultà ci venga un altro libro a mancare.
<YYiiv-YYiiiv> <table of errors>
<[YY iv]r-[AAA v]v> TAVOLA DELLE COSE / PIV NOTABILI DELLA / RETTORICA, ET / DELLA POETICA.
<1-84> DELLA RETTO- / RICA D'ARISTO- / TILE / LIBRO PRIMO. <inc> La Rettorica ha similitudine con la Dialettica, trattando l'una et l'altra di cose tali, che in un certo modo si possono intendere communemente da ogni huomo: et che non son comprese sotto alcuna scienza determinata. Et di qui nasce che tutti gli huomini in qualche modo dell'una et dell'altra partecipano. <expl> stimeremo noi adunche ben fatto, che voi, o giudici, stiate a quelle cose che con il giuro havete sententiato, et noi non vogliamo starvi? Et tutte quell'altre cose debbi qui dire, che direbbe uno che volesse amplificare. Et quanto alle fedi senza artificio siesene detto a bastanza.
<85-173> LIBRO SECONDO <inc> Nel libro primo habbiam detto, onde s'habbino a cavare i luoghi da persuadere, et da dissuadere, da biasimare, et lodare, et da accusare, et difendere; et medesimamente habbiam detto quali oppinioni et quai massime ci habbino a esser buone per provare le cose dette <expl> One ciò è, noi possiamo abbondarne, et onde noi possiamo solver gli argomenti, siane stato detto da noi insino a qui a bastanza. Et hora restici a dire della locutione et dello ordine.
<174-237> LIBRO TERZO <inc> Perché di tre cose debbe considerare chi tratta del modo del dire: una è donde si possino acquistare le fedi; l'altra circa la locutione, et la terza circa la dispositione delle parti della oratione. Della prima parte, che è intorno allo acquistarsi fede, ho io detto di sopra <expl> O comparandole insieme, o usando il modo naturale, cioè di raccontare le cose tue: et di poi, se tu vuoi, dir disperse quelle della parte avversa. La fine dell'oratione sta bene senza alcuna coniuntione, accioch'e' paia uno epilogo, et non paia oratione. Io dissi. Voi havete inteso. Voi sapete. Date sentenza.
<238-270> <comm> Dichiaratione sopra il primo capitolo. <inc> Se da principio, quando i' presi questa fatica di tradurre in questa nostra lingua la facultà oratoria scritta da Aristotile, mi fusse venuto nell'animo quello, che forse era ragionevole mi venisse di fare, cioè qualche dichiaratione alle parole del testo, non mi sarei condotto doppo l'intera traduttione di questa opera a scriverci sù. <expl> Nel qual luogo medesimamente ho lasciato di mettere alcune voci dal medesimo Boccaccio usate, per la ragione ch'elle non sono usate da nessuno, che sia Fiorentino; et le quali, mi rendo certo, ch'el Boccaccio istesso, s'e' fusse vivo, hoggi non userebbe. Che io nel vero mi sono ingegnato, seguitando il precetto dato da Aristotile in questo terzo libro, di parlare la mia lingua correttamente et con le miglior parole che io habbia in essa saputo scerre.
<271-275> ALLO ILLVSTRISS. / ET ECCELLENTISS. S. / & Pad. mio il S. COSIMO / de' Medici Duca di Firenze. <inc> Non fu da prima nel mio concetto, Illustrissimo Principe, inteso di mandar fuori la traduttion di questa opera, se bene come la Rettorica l'haveva ridotta nella nostra lingua vulgare, et ad alcuni amici miei fattala manifesta <expl> forse dico alli suoi dì, che ella vorrà vedere la forza, che habbia il poema tragico messo in atto con quegli ordini et con quei modi, che dagli antichi eron osservati: et mediante i quali Aristotile afferma nascer negli animi tranquillità et nettezza da ogni perturbatione. D.V. Eccell. Illustriss. Servitore Bernardo Segni.
<276-> POETICA D'ARISTO / TILE TRADOTTA DI / Greco in lingua vulgar Fiorentina / Da Bernardo Segni / Gentil'huomo, & Accademico Fiorentino. / Capitolo Primo. <text> <inc> Della Poetica et di lei et delle sue spetie, qual sia di ciascuna d'esse la forza; et qualmente debbino essere contessute le favole da chi vuole, che la poesia vi stia rettamente. <comm> <inc> Della Poetica et di lei. Cap. Primo. Nell'epositione di questa arte Poetica verrò tosto al particulare, non usandoci dentro (sicome fanno li più degli espositori) quelle cose, che per dichiaratione d'una facultà soglion mettersi innanzi; imperoché l'intento mio non è di farci commento, ma un po' di parafrasi accioché dagli men dotti ne sia intesa qualche parte, se non il tutto. <text> <expl> Del poema tragico adunche et dello heroico et delle spetie loro et delle lor parti et quante elle sieno, et in che cosa elle sieno differenti et delle cagioni che gli faccino buoni et cattivi, et delle obbiettioni et delle solutioni che alla Poetica s'appartengono siesene detto insin qui a bastanza. <comm> <expl> Et tanto basti per la breve espositione sopra a la Poetica, nella quale opera dico apparire ancora qualche mancamento, non già nelle materie, che si trattano in questo libro, perché tali sono assolute; ma perché promettendo il Filosofo di trattar della Commedia, et anchora perché nel libro III della Rettorica essendo da lui allegato di trattar de ridiculi, de' quali a pena ci tocca il nome; però, dico, conseguita ch'e' si possa conietturar facilmente, che per l'assoluta dottrina di tal facultà ci venga un altro libro a mancare.
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<[YY iv]r-[AAA v]v> TAVOLA DELLE COSE / PIV NOTABILI DELLA / RETTORICA, ET / DELLA POETICA.
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08/03/2013
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Eugenio Refini
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Eugenio Refini, ‘Rettorica et poetica d'Aristotile’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4510> [accessed 22 December 2024]
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4510> [accessed 22 December 2024]