Paraphrasi sopra i tre libri dell'anima d'Aristotile

Title

Paraphrasi sopra i tre libri dell'anima d'Aristotile

Description

8°. a6, A-V8, X2. ff. 163. Dedication roman, preface and chapter titles italics, text roman. mm. 100×152.

Publisher

Date

1565

Contributor

Type

Prose

Identifier

Spatial Coverage

Audience

Edition ID

101

Genre

Copy seen

Oxford, Bod, Byw. U 6.24

Title page

PARAPHRASI / SOPRA I TRE LIBRI / dell'anima d'Aristotile, / del R.D. Angelico Buonriccio Canonico regola- / re della congregation del Saluatore. / Con Priuilegio. / [mark with motto: 'pria che le labbra bagnerai la fronte'] / In Venetia, appresso Andrea Arrivabene. 1565.

Paratextual elements

1. epistle to Girolamo Grimani, procuratore di San Marco (Venice, 9th July 1565), ff. a2r-[a4]v;
2. preface to the readers, ff. [A5]r-[A6]v.

Notes

The Bodleian copy (Byw. U 6.24) has many marginal annotations by a contemporary hand (maybe late 16th c.), particularly rich at ff. 1r-23r and 45r-92r. Possibly the same hand of the erased ex-libris on the top of the title-page: 'D. Steffanus Tassus emit'.

Internal description

<a2r-[a4]v> AL CLARISSIMO / S. GIERONIMO GRIMANI, / caualiere, & dignissimo Pro= / curatore di S. Marco, / Don Angelico Buonriccio. <inc> Discorrendo fra me stesso, clarissimo Signor mio, come potessi in qualche parte sodisfare a gli oblighi infiniti, che ho con la sua signoria clarissima, et dimostrarle un'animo grato, di tanti beneficii, con che ella ha spesse fiate ornata la famiglia nostra; ho giudicato, che pigliandosi ella maraviglio-
sa dilettatione nello studio della filosofia, et nel leggere i libri de' dotti et rari filosofi, non le potrei presentare cosa più grata, né farle dono maggiore di qualche operetta filosofica, che dopò che ella s'è alquanto distratta da' gravissimi negotii della sua felicissima Rep. et nel suo secreto studio ritirata, possa porgere dilettatione al suo divino intelletto, et ricreare il suo nobilissimo spirito. <expl> così agevolmente prometto, et veramente affermo, che se al presente in me si ritruova, o per l'avenire da me sarà acquistata facultà di ma
niera alcuna con questi miei studii et vigilie, nelle quali dolcemente mi trattengo, volere, che il tutto sia in servigio, et dilettation di sua clarissima signoria: alla quale per infinite volte di cuore mi raccomando. Di Vinegia a gli 9 di Luglio 1565.

<[a5]r-[a6]v> A GLI LETTORI <inc> Non senza gran ragione l'antico Mercurio, che per la molta essercitatione delle magiche scienze, per la rara dottrina della naturale filosofia, et per l'agutezza del suo intelletto nella metaphisica fu chiamato Trismegisto, soleva dire, che l'huomo haveva possanza di convertirsi et trasformarsi nella divina natura et d'huomo terreno farsi uno Iddio mortale. Perciò che tanta et tale è l'eccellenza et la sublimità sua, che egli con la vivacità et con l'agutezza del suo intelletto et con la divinità della mente scende nella profundità de mari, penetra nelle 'nteriora della terra, ricerca le secrete proprietà de gli animali, de gli elementi, delle piante, et de' metalli; et così di grado in grado con la speculatione s'inalza al cielo, et alle sue stelle. [...] però ho giudicato di non potere presentarvi opera, il cui soggetto sia più nobile, et l'utilità più evidente, che una brieve et
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dotta spositione sopra l'anima d'Aristotile. I cui degni et lodevoli scritti quantunque tutti sieno maravigliosissimi, nondimeno non se ne ritruova una, nella quale egli habbia con tanta efficacia dimostrato la forza et la sublimità del suo divino intelletto, come in questa dell'anima. Perché se tu ricerchi o nodi di dottissime et sottilissime questioni, o materie bellissime, o fiumi di rara et eccellente dottrina: questi tre libri dell'anima sono tali, che cosa alcuna in loro non può essere desiderata. Et questa nostra spositione l'habbiamo voluta fare brieve, et nella nostra dolce et leggiadra lingua vulgare, accioche quelli, i quali sono poco intendenti delle latine lettere, overo se bene sono, non possono per la brevità del tempo rileggere una tanta moltitudine d'oscure et confuse spositioni, habbiano almeno questa nostra operetta, la quale con diletto trascorrendo, possano agevolmente sodisfare a loro desiderii. [...] <expl> a me pare che quando il lettore da una opera ne trahe qualche maniera d'utilità, se bene poi in quella
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desidera qualche cosa di meglio, non solamente per tal rispetto non deve lacerare il nome, et la fama dell'auttore, ma più tosto con ogni possibil maniera lodarlo, et honorarlo. Perché ciò facendo, se gli dà animo di porgere per l'adietro a gli huomini beneficii maggiori, et parimente d'avicinarsi più alla divina natura.

<[1]r-44r / Ar-F4r> PARAPHRASI / sopra il i. libro / Dell'anima / d'aristotile. / Quanto sia degna, et utile la scienza dell'anima. Cap. I. Testo primo. <inc> E' cosa manifesta, che tutte le scienze speculative sono poste da sapienti nel numero de' più eccellenti et più perfetti beni; et che una scienza è vie più degna dell'altra, o perché con più chiare pruove dimostri le sue ragioni; o perché intorno a più degno et più soblime soggetto si affatichi: come si può vedere nella geometria et astrologia, che quella con lacci di salde dimostrationi stringe,
et tira a sé ogni senso, et ogni ragione: et questa, se ben non mostra con tanta chiarezza le cose sue, ha per oggetto gli alti corpi celesti, ornati con tanti compartimenti di stelle, splendenti di tanti quasi rilucenti occhi, lontani da ogni corrompimento, inviolabili et eterni; che sono di gran lunga più nobili delle linee, cerchi, superficie, et di quelle quantità che considera la geometria. <expl> Là onde queste virtù non possono stare senza essa. Et però sì come al senso del tatto è assegnato l'ufficio del sentire: così alla virtù vegetativa è dato l'ufficio di nutrire, et conservare. Il fine delle Paraphrasi sopra il primo libro dell'anima d'Aristotile.

<44v-105v / F4v-Ov> PARAPHRASI / sopra il ii. libro / Dell'anima / d'aristotile. / Qual sia la commune et universale difinitione dell'anima. Cap. I. Testo primo. <inc> Havendo dunque insino a qui veduti, et a pieno, come noi potuto habbiamo, confutati gli errori et le false opinioni de gli antichi filosofi intorno all'essenza et natura dell'anima; è cosa necessaria, che come non havessimo fatto di lei altra mentione, diamo un nuovo et ottimo principio a questo nostro ragionamento; et che chiaramente dimostriamo, che cosa sia anima, et qual sia la sua communissima et universalissima difinitione. <expl> onde se bene l'aere è alterato dalla specie dell'odore, non segue però che esso la possa odorare, essendo priva della potenza sensitiva: nondimeno egli diventa odorabile, come quello, che è mezzo, il quale presenta al senso la simiglianza et la specie del corpo odorabile. Il fine delle Paraphrasi sopra il secondo libro dell'anima d'Aristotile.

<[106]r-163r / O2r-X2r> PARAPHRASI / sopra il ii. libro / dell'anima / d'aristotile. / Che nell'animale non si ritruova più di cinque sensi esteriori. Cap. I. Testo 128. <inc> Che poi l'animale non habbia bisogno d'altro senso esteriore, oltre a gli cinque sopradetti, che sono il senso visivo, l'udito, l'odorato, il gusto, et il tatto; si conoscerà agevolmente per le cose, che qui sotto si diranno. Perciò che se all'animale mancasse altro senso esteriore, o che questo senso sarebbe d'una stessa natura con alcuno de' sopradetti, et conoscerebbe qualche sensibile, che non può esser conosciuto da niun di loro, quantunque convenga in natura co' sensibili, che conosciamo. <expl> là onde in tal caso egli non è nel numero de'
sensi necessarii. appresso gli ha dato l'udito, accioche oda quello, che gli è significato da gli altri con parole; et ultimamente la lingua, accioche con essa possa ad altri i maravigliosi concetti della mente sua. Il fine delle Paraphrasi sopra il terzo libro dell'anima d'Aristotile.

Branch of philosophy

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08/03/2013

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Eugenio Refini

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Citation

Eugenio Refini, ‘Paraphrasi sopra i tre libri dell'anima d'Aristotile’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
  <https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4549> [accessed 22 December 2024]