Discorso del soggetto, del numero, dell'uso et della dignità et ordine degl'habiti dell'animo
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Discorso del soggetto, del numero, dell'uso et della dignità et ordine degl'habiti dell'animo
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8°. *4, A-I8, K4. ff. [4], pp. 148, ff. [II]. Preface to the readers italics, text roman. mm. 105×158.
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1568
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Prose
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Is Referenced By
Colaneri 1973: 12.
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Edition ID
175
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London, BL, 531.e.34.(2)
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DISCORSO DI / M. FRANCESCO / DE VIERI / Cognominato il Verino / Del soggetto, del Numero, dell'Vso, et della Digni / ta et Ordine degl'habiti dell'animo, cioè del / l'Arti, Dottrine morali, Scienze spe / colatiue, e facoltà stormentali. / Allo Illvstriss. Et Eccellentiss. / S. Don Francesco de' Medici Prencipe di / Fiorenza & di Siena, & Alla Ser. Regina / Giovanna D'Avstria / Sua Consorte. / [fleur-de-lis] / In Fiorenza, appresso i Giunti / MDLXVIII. / con licenza e privilegio.
Paratextual elements
1. preface to the readers, ff. *iir-[*iv]v;
2. printing licence, p. 148;
3. alphabetical index of subjects, ff. [K3]r-[K4]v;
4. table of errors, f. [K4]v.
2. printing licence, p. 148;
3. alphabetical index of subjects, ff. [K3]r-[K4]v;
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Internal description
<*iir-[*iv]v> AL GENTILE ET / Cortese Lettore / Francesco Verini, il secondo. <inc> Per ch'io so benigno et giudicioso lettore, molti essere gl'invidiosi et quelli, i quali più pronti sono a biasimare, che a lodare qualunche di far giovamento ad altrui s'affatichi, ancora che dovessero et siano tenuti di fare il contrario, se volessero risguardare all'immortalità della gloria di loro stessi, et al beneficio comune. Di qui è che mi piace render ragione perch'io mi sia messo a comporre questa opera nella nostra volgare et Fiorentina favella, et finalmente a mandarla alla stampa. / Quanto al primo, vedendo io che alla felice et gloriosa venuta di sua Altezza, cia
scuna persona di questi stati, s'affaticava di mostrar di fuori, quanta l'allegrezza fosse, che ne sentisse dentro dell'animo suo, e 'nsieme delle Realissime nozze di quella: mi parve bellissima occasione di mostrare al mondo tutto quell'ardentissimo desiderio che io hetenuto ascoso molti anni, et di fare palese quanto ogni buono cittadino dee amare e' buoni Prencipi et signori: i quali non meno procureno el bene et l'honore dell'universale, che el lor proprio; et particolarmente quanto si deono amare, honorare et reverire lo magnanimo et sapientissimo S. Duca et così gentile et gratioso prencipe degno figliuolo di così gran padre et sua altezza. Poi che quelli hanno sempre favorito qualunque in qual si voglia honesto esercizio si sia affaticato, et ella ne dà speranza ancora di così fare, poi che così come è nata di sì grande Imperadore et è discesa da tanti altri, co
sì è adorna della più bella et maggiore vertù, che sia, che è la Pietà. Né d'altronde è nato in me questo desiderio, che dalla bontà di loro Eccell. Illustriss. et di sua Sereniss. Altezza, et dal volermi ancora mostrare in qualche parte grato degl'infiniti benefici et favori che la casa mia (gl'huomini della quale per lo più hanno atteso alle lettere) ha ricevuti da quelle, come ognun sa, et particolarmente il non manco buono che dotto M. Francesco Verini, et io nipote suo. De' quali beneficii et favori racconterei qui buona parte, se non fossero noti a tutti, et se io non dubitasse che ciò mi fosse attribuito a vanagloria. Le cagioni poi, le quali m'hanno indotto a fare questa opera più tosto in lingua nostra, che in lingua latina sono molte: l'una è per essere io a quella più obligato, come più propria che la Latina et a me natia; l'altra per essere et a ragione tenutone in questi tempi
molto conto in Firenze et fuori; et finalmente per far giovamento a molti della mia patria et a forestieri, i quali impediti da honeste et giuste cagioni, non hanno potuto attendere alla lingua Latina, et nondimeno sono d'animo gentile, et desiderosi di intendere quello che faccia loro di mestiero per potere poi più sicuramente indirizare per la via delle vertù loro stessi et le loro famiglie: il premio delle quali vertù è l'immortalità della gloria et in questa vita mortale la tranquillità dell'animo. [...] Dell'opera stessa non ne dirò altro se non che io ho cerco di porre innanzi agl'occhi di tutti, tutti gl'esercizii, dichiarando el loro soggetto, el loro fine, et quello che ciascuno si sia, et così l'ordine et la precedenza in fra di loro: cose veramente molto difficili a ogni alto et dotto intelletto, et che havesse tempo da pensare et discorrere, et non da me, che sono di mediocre ingegno, di manco sapere, et occupatissimo nella cura di tanta mia famiglia, et nell'ufficio ch'io di interpretare Aristotile, il quale non meno fa professione di essere stretto et oscuro nel suo dire, che d'insegnare le cose per le loro proprie cagioni, et con un ordine maraviglioso, per
ciò dove io habbia mancato scusimi la difficoltà della materia, et il poco tempo che io ho, et se pure alcuno mi volesse riprendere, riprendami di poca dottrina, ma non già di poco desiderio ch'io habbia di giovare ad altrui. Vivi felice per te et per gli altri, la qual cosa ti verrà fatta, se tu vorrai più tosto fare professione di imitare che s'ingegna d'operare vertuosamente, che di riprenderlo.
<p. 1-148> <inc> Essendo illustrissimo et eccellentissimo prencipe et serenissima reina cosa conveniente et ragionevole che tutti i soggetti dell'illust. eccellenza dell'uno et serenissima altezza dell'altra non solamente con l'animo si rallegrino et vi honorino grandemente in questo tempo di sì magnifiche, splendide nozze et reali, ma etiandio ne mostrino segni manifesti con l'opere esteriori. <expl> altro non mi resta a fare se non pregare la sua immensa bontà, che delle sue grazie et dei
<p. 1-148> <inc> Essendo illustrissimo et eccellentissimo prencipe et serenissima reina cosa conveniente et ragionevole che tutti i soggetti dell'illust. eccellenza dell'uno et serenissima altezza dell'altra non solamente con l'animo si rallegrino et vi honorino grandemente in questo tempo di sì magnifiche, splendide nozze et reali, ma etiandio ne mostrino segni manifesti con l'opere esteriori. <expl> altro non mi resta a fare se non pregare la sua immensa bontà, che delle sue grazie et dei
suoi tesori, e in particolar si voglia degnare di arricchire l'E.V.I. et sua Sereniss. Altezza di feconda et generosa prole, e 'nsieme col gran duca suo padre et co' suoi fratelli et con tutti i suoi, conservarvi lungamente alla Patria; che non meno che io mi faccia, dalla Real famiglia de' Medici et dall'Altissima casa d'Austria attende dopo Dio ogni commodo, ogni bene et ogni contento. Il fine.
<[K3]r-[K4]v> TAVOLA DELLE COSE / PIV NOTABILI, / Che si contengono nel presente libro.
<[K3]r-[K4]v> TAVOLA DELLE COSE / PIV NOTABILI, / Che si contengono nel presente libro.
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08/03/2013
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Eugenio Refini
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Eugenio Refini, ‘Discorso del soggetto, del numero, dell'uso et della dignità et ordine degl'habiti dell'animo’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4622> [accessed 21 November 2024]
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4622> [accessed 21 November 2024]