Discorsi sopra le morali di Aristotele a Nicomaco

Title

Discorsi sopra le morali di Aristotele a Nicomaco

Description

4°; a-e4; ff. [20], pp. 40. Preface in Italics, text in Roman with Latin quotations in Italics. mm. 160×220.

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Date

1627

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Type

Prose

Identifier

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Edition ID

177

Copy seen

London, BL, 11427.e.31.(1.)

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DISCORSI / Sopra le Morali / DI ARISTOTELE / A Nicomaco. / DI FRANCESCO PONA / Dottor Medico Filosofo / L'Insatiabile Academico Filarmonico. / Al Molto Illustre, & Reuerendiss. / MONSIG. COZZA COZZA, / Arciprete di Verona.

Colophon

IN VENETIA, MDCXXVII. / Appresso Giacomo Sarcina.

Paratextual elements

1. epistle to Cozza Cozza, archpriest of Verona's Cathedral, f. a2r-v.

Notes

The Discorsi are published within a wider series of works by Francesco Pona which include - at least in the BL copy: 1. Rime di Eureta Misoscolo all'illustrissimo signor conte Luigi della Torre (ff. 18, segn. *4, A-B4, C6); 2. Della contraria forza di due belli occhi discorso di Francesco Pona, academico Filarmonico. Al molto illustre Signor Lorenzo Bonsignori (ff. 8, segn. A-B4); 3. Discorsi sopra le Morali; 3. Oratione funerale di Francesco Pona, Academico Filarmonico. Per l'eccellentiss. signor Andrea Chiocco, al molto illustre et molto reverendo Signor Lorenzo Pignoria (ff. 6, segn. §6).

Internal description

<a2r-v> MOLTO ILLVSTRE, / Et Reverendiss. Signore. <inc> Del manco basso metallo, che sia uscito della povera zecca del mio eshausto ingegno, è questo ch'io sborso hora a V.S. Reverendissima in tributo di riverenza, e di affetto. Il nobilissimo nome di Lei, coniato dal diritto di esso, lo farà stimar al pari delle più rare e delle più fine ricchezze, del Pattolo e del Gange. <expl> Gliene dedico (dico) questo solo principio per più rispetti, ma in particolare per corrispondere alla proporzione delle lodi dovute ad essa; delle quali, sì come è facilissimo ritrovare il principio, così impossibile sarebbe trovare il fine. Di V.S. Illust. et Reverendiss. Vero Servitore divotissimo Francesco Pona.

<p. 5-9> <preamble> DELLE MORALI / Di Aristotele a Nicomaco; / SPIEGATE NELL'ACADEMIA / Filarmonica, / DA FRANCESCO PONA / Medico Filosofo. / Discorso primo. <inc> Fu parere de' Naturali (nobilissimi signori academici) che per generare i figliuoli de esquisita bellezza, si dovesse altri servire di questo sottile artificio; di collocare nella parete, dirimpetto alla Donna nel concepire, qualche vago simulacro di bella giovine, o di vezzoso garzone: che perciò finse Heliodoro al 4. lib. della sua Historia, che Persiana, moglie d'Idaspe re, essendosi giacciuta con lui, mirando in pittura il bianco corpo di Andromeda, partorisse poi (oltre ogni aspettatione) la fanciulla Caricchia, di carnagione bianchissima. <expl> Molte sono l'openioni intorno al soggetto di questa moral dottrina: ma lasciando l'altre, diremo che l'huomo, in quanto può elettivamente operare, sia 'l soggetto di questi libri. Ma scorriamone la inscrittione.

<p. 9-10> Aristotelis Stagiritae Ethicorum ad Nicomachum. Lib. X. <inc> Si dichiara Aristotele per certissimo auttore di questi libri, tutto che alcuni ne dubitassero; fra quali l'eloquentissimo M. Tullio (lib. de finibus), che non a Nicomaco, ma da Nicomaco si persuase che scritti fossero; tuttavia, chi spesso ha per le mani le opere di Aristotele, conoscerà chiaramente, allo stile, all'ordine, alla dottrina, che nissuno può essere tanto simile ad Aristotele, che Aristotele: e che questa non solo è fatica sua, ma ch'è delle più limate, e perfette ch'egli habbia fatto. <expl> per tanto è verisimile che il Filosofo ci aggiungesse il numero di Libri Diece, acciocché se per caso ne fosse stato levato alcuno, o qualche Auttore gli havesse fatto qualche aggiunta, si potesse dallo ascritto numero saperne la verità. Ma accostiamoci alla consideratione del testo.

<p. 10-40> Omnis ars, omnisque doctrina, atque actus; itidem et electio, bonum quoddam appetere videtur. Quapropter bene veteres bonum ipsum id esse dixerunt, quod omnia appetunt. Finium autem, differentia quaedam esse videtur; quidam enim sunt operationes, quidam prater has ipsas opera quaedam etc. Fu costume di Aristotele, nel principiar i suoi libri (ascoltatori gentilissimi) per lo più di pronontiare una universale propositione affermativa, poiché simil propositione è la più efficace e prestante di tutte l'altre, come quella che produce la vera scienza, che si fa col mezo della dimostratione. <expl> Probabilius autem de IPSO videntur dicere Pythagorici; ipsum unum, in Bonorum serie collocantes; quos sequutus videtur, et Speusippus, sed de his quidem alius erit sermo. [...] et il concedere questi beni mediocri è cosa molto consentanea a gli ordini della Natura, la quale non passa mai da un estremo all'altro senza il mezo: dice dunque che per hora parla del Bene in quanto tale assolutamente. Ma per hora basti havere fin qui veduto. La materia è degna di esser ruminata con diligenza.

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08/03/2013

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Eugenio Refini

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Eugenio Refini, ‘Discorsi sopra le morali di Aristotele a Nicomaco’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
  <https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4624> [accessed 21 November 2024]