Rettorica d'Aristotile fatta in lingua toscana
Title
Rettorica d'Aristotile fatta in lingua toscana
Description
Paper; ff. VII, 249, [5]; mm. 145_220. Autograph by Annibal Caro. Beautiful copy with several corrections, marginal additions and glosses. The date (November 15th 1551) appears at f. 249r.
Creator
Date
1551
Contributor
Type
Prose
Identifier
Is Referenced By
Iter I, 304b.
Shelfmark
Manuscript ID
74
Foliation
ff. 1r-249r
Seen
Yes
Genre
Branch of philosophy
Internal description
<1r> DE LA RETTORICA / D'ARISTOTILE / LIBRO I. / <inc> La Rettorica è corrispondente a la Dialettica perciò che l'una et l'altra con\con/siste in alcune cose, che da tutti in un cert comunemente si possono in un certo modo sapere et determinatamente non sono scienza alcuna. Onde che tutti gli huomini participano anchora in un certo modo di questa et di quella. Perché non è persona che fino a un certo che non si metta con qualche ragione a confutare et sostener quel che si parla et così ad accusare et difendere. \\Si travaglia intorno a certi soggetti, la cognition de' quali, in un certo modo, è comune a tutti. Et d'alcuna determinata scienza non è propria.// \\La cognition de' quali comunemente appertiene in un certo modo a tutte le scienze et determinatamente a niuna//. <89r> <expl> E che non per altro s'è trovato, che i giudici giurino l'osservanza de le leggi, che perché sia [r]ato quel che dicono. Or se ci par bene (diremo noi) <89v> che voi che sete giudici, habbiate a stare a quel che sententiate, per haver giurato, non ci staremo noi che semo giudicati da voi? E altre cose simili che si possono dire per via d'amplificatione. E questo basta quanto a le pruove che non sono artifitiose.
<90r> <book II> <inc> \Havemo \infino a qui/ già detto di che cosa ci convien/ Questi sono i principii donde \\ci convien// s'hanno a cavare il consigliare e 'l \et/ disconsigliare: il biasimare e 'l lodare e l'accusare et il difendere. E \quali/ queste sono le oppenioni, et le propositioni de le quali ci dovemo servire in queste cose \ciascun di questi generi per esser creduti/ per venire al provare et al persuadere. Perciò che sono le origini e i mezzi de \di questi si fanno et da questi si cavano/ gli entimemi: per \\poter// li quali habbiamo partitamente a dire in \\sopra// ciascuna sorte di parlamento. Hora perché il fine della Rettorica sta nel giuditio di quelli ch'ascoltano, concio sia cosa che si giudichi anchora ne' consigli; et che le liti non siano altro che giuditio; è necessario non solamente haver l'occhio a l'oratione, ch'ella sia demostrativa et degna di fede; ma che 'l dicitore e 'l giudice \determinator/ siano in un certo modo conditionati et disposti. <182v> <expl> Né anche l'instanza è entimema: ma secondo l'uso topico è un mettere innanzi una oppenione, per la quale si facci chiaro, che l'argomento non conchiude. Et che la \quella/ proposition che s'e \si sia/ presa \la qual/ non sia vera. E poi che s'è detto a bastanza de gli essempi, de le sentenze, de gli entimemi, et di tutto quel che bisogna sapere, per esprimere i sentimenti de l'animo, et dove si truovano le cose che fanno per noi, et come s'impugnano quelle che fanno per l'avversario, resta hora che vegnamo a trattare come si dicono et come si dispongono.
<183r> <book III> <inc> Concio sia cosa che tre siano le cose \parti/ \Essendo tre le cose/ de le quali s'ha da trattare intorno a l'arte del dire \dire/\parlare/, la prima che consiste ne l'inventione de le pruove \de le pruove/; la seconda ne l'elocutione; et la terza nel l'ordine del parlare \[. . ] le parti di quel che si dice/ \\nel dispor le parti del parlamento// \ne la dispositione de le parti del ragionamento che s'ha da fare/. Havendo\mo/ già detto \parlato/\detto/ de le pruove, di quali cose et di quante si fanno, et come sono di tre sorti, et perché tre solamente, perciò che da ognuno si persuade o col guadagnarsi la disposition de gli auditori o col mettere in gratia coloro per chi si parla; o col mostrar per \\l'auditor ognuno// \si resta persuaso o per una qualche disposition di se stesso, o per creder che coloro che dicono siano d'una qualche conditione o per che le esserli demostrato per/ forza di ragione che sia vero quel che si dice; Essendosi \Havemo/ anchora trattato donde s'hanno a cavar gli entimemi \et/ così le spetie come i lochi d'essi entimemi \perciò che parte sono spetie et parte luochi/ \\perciò che d'essi altre cose sono spetie et altre sono luoghi// resta hora che diciamo ordinatamente del modo del parlare \conseguentemente havemo a ragionare de l'elocution/. <249r> <expl> Onde che si può fare o ne modi che si son detti \così come s'è detto/ per via di paragone; o semplicemente, secondo l'ordine naturale, come si \nel modo che si/ sono esposte di sopra raccontando prima \così/ le ragion tue, di poi se ti pare, appartatamente quelle dell'avversario. E ultimamente si convien dir \metter le/ certe \quelle/ parole sciolte \\che stanno ben ne la fine// perche paia \far che sia/ epilogo, et non oratione in questa guisa. Ho detto. Havete inteso. Sapete como passa. Giudicate. / Il fine.
<90r> <book II> <inc> \Havemo \infino a qui/ già detto di che cosa ci convien/ Questi sono i principii donde \\ci convien// s'hanno a cavare il consigliare e 'l \et/ disconsigliare: il biasimare e 'l lodare e l'accusare et il difendere. E \quali/ queste sono le oppenioni, et le propositioni de le quali ci dovemo servire in queste cose \ciascun di questi generi per esser creduti/ per venire al provare et al persuadere. Perciò che sono le origini e i mezzi de \di questi si fanno et da questi si cavano/ gli entimemi: per \\poter// li quali habbiamo partitamente a dire in \\sopra// ciascuna sorte di parlamento. Hora perché il fine della Rettorica sta nel giuditio di quelli ch'ascoltano, concio sia cosa che si giudichi anchora ne' consigli; et che le liti non siano altro che giuditio; è necessario non solamente haver l'occhio a l'oratione, ch'ella sia demostrativa et degna di fede; ma che 'l dicitore e 'l giudice \determinator/ siano in un certo modo conditionati et disposti. <182v> <expl> Né anche l'instanza è entimema: ma secondo l'uso topico è un mettere innanzi una oppenione, per la quale si facci chiaro, che l'argomento non conchiude. Et che la \quella/ proposition che s'e \si sia/ presa \la qual/ non sia vera. E poi che s'è detto a bastanza de gli essempi, de le sentenze, de gli entimemi, et di tutto quel che bisogna sapere, per esprimere i sentimenti de l'animo, et dove si truovano le cose che fanno per noi, et come s'impugnano quelle che fanno per l'avversario, resta hora che vegnamo a trattare come si dicono et come si dispongono.
<183r> <book III> <inc> Concio sia cosa che tre siano le cose \parti/ \Essendo tre le cose/ de le quali s'ha da trattare intorno a l'arte del dire \dire/\parlare/, la prima che consiste ne l'inventione de le pruove \de le pruove/; la seconda ne l'elocutione; et la terza nel l'ordine del parlare \[. . ] le parti di quel che si dice/ \\nel dispor le parti del parlamento// \ne la dispositione de le parti del ragionamento che s'ha da fare/. Havendo\mo/ già detto \parlato/\detto/ de le pruove, di quali cose et di quante si fanno, et come sono di tre sorti, et perché tre solamente, perciò che da ognuno si persuade o col guadagnarsi la disposition de gli auditori o col mettere in gratia coloro per chi si parla; o col mostrar per \\l'auditor ognuno// \si resta persuaso o per una qualche disposition di se stesso, o per creder che coloro che dicono siano d'una qualche conditione o per che le esserli demostrato per/ forza di ragione che sia vero quel che si dice; Essendosi \Havemo/ anchora trattato donde s'hanno a cavar gli entimemi \et/ così le spetie come i lochi d'essi entimemi \perciò che parte sono spetie et parte luochi/ \\perciò che d'essi altre cose sono spetie et altre sono luoghi// resta hora che diciamo ordinatamente del modo del parlare \conseguentemente havemo a ragionare de l'elocution/. <249r> <expl> Onde che si può fare o ne modi che si son detti \così come s'è detto/ per via di paragone; o semplicemente, secondo l'ordine naturale, come si \nel modo che si/ sono esposte di sopra raccontando prima \così/ le ragion tue, di poi se ti pare, appartatamente quelle dell'avversario. E ultimamente si convien dir \metter le/ certe \quelle/ parole sciolte \\che stanno ben ne la fine// perche paia \far che sia/ epilogo, et non oratione in questa guisa. Ho detto. Havete inteso. Sapete como passa. Giudicate. / Il fine.
Record last updated
08/03/2013
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Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Rettorica d'Aristotile fatta in lingua toscana’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4310> [accessed 22 December 2024]
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