Trattato politico-morale
Title
Trattato politico-morale
Description
Parchment; ff. 330; mm. 270_190; illuminated initials with animals and vegetal decorations.
Creator
Contributor
Type
Prose
Identifier
Is Referenced By
Iter, I, 228a, n°0150; II, 515b; Grendler 1973: 94-95.
Audience
Shelfmark
Manuscript ID
76
Foliation
ff. 2r-328v
Seen
Yes
Genre
Internal description
<2r> <epistle> <inc> O Neri excellentissimo et optimo huomo Giovanni salute con sincera dilectatione et affecto di vederti nella gratia di Dio et nell'amore delli huomini non ti maravigliare se in queste nostre operette ti chiamo come persona singulare però che se ne nostri sermoni ti figurassi in nome pulari [sic] di drieto alla tua presença omni Neri sarebbe sua la nostra opera la quale è negata loro dalle tue virtù. <2v-3r> <expl> Adunque queste cose chi·lle predicherà che non sieno tutte piene d'umiltà et di misericordia per le quali virtù tu sia messo nel numero delli excellenti huomini i quali meritono essere glorificati dagli ornati scriptori come conservatori delle loro republiche da queste così facte tue excellentie m'ha mosso talento di ridurre delle cose
passate e delle odierne al tuo figliuolo presenti in questo mio brieve volume il quale sotto la tua sperança spero e così te priego dove gli ponessi alcuno mancamento il correghi acciò che correcta la scriptura sia amaestrato il giovane.
<3r-130r> <book I>
<3r> <inc> Conciosia cosa o Gino che l'arte è infinita et la mia vita è brevissima et il mestiere è bisongno adunque non avere amiratione se da me ongni cosa non è considerata ma tu debbi stare patiente a quelle cose che oltre agli altri ti mostro quanto apartiene al ben vivere pulyticho perché la sententia di pulityci dice che reggimenti non sono con una medesima durança misurati. Avenga a dio che alcuni sono di duratura d'un anno et altri sono quanto basta la vita et tali trapassono ne figliuoli e ne nipoti e così seguitando nelgli altri succedent. <91v> <expl> Adunque per venire alle nostre promesse è nicistà fare nuova proposta per seguire la presente opera della quale c'è necessario principiare la consequente pistola al padre acciò che·ll'ordine non meno che·ll'opera dia a intendere al figliuolo.
<91v> <inc> A te illustrissimo et sublimo huomo si dice che niuna cosa è di noi mortali che per lo continuo uso che nel principio ci doni tanto dilecto che nel fine non ci dia molto più amaritudine excepto la virtù quanto è più la dolcezza nel principio tanto maggore [sic] l'amaritudine nel fine. Adunque la virtù con tucta sollecitudine ciascuno debbia adimandare. <104v> <expl> Simile interviene che omni persona sa dare, ma dare quando et quanto, dove et perché si conviene dare, sono pochi che 'l sappino fare et così tosto perché allegramente et dove si conviene questo è difficile et explicit.
<105r> <inc> E nostri antichissimi savi i quali colle loro scuarciate scientie hanno alluminato l'università delle nostre ignorantie chonchiusono che molto più honesta cosa era il negare il tucto che offerire il poco. Ma sotto questo sì savio conclusio o Neri c'è molto più che pensare che non è che dire. Conciosia cosa che non si vuole intendere tanto per la quantità delle cose quanto maggormente [sic] si vuole considerare per la loro qualità. <115r> <expl> Di quella ultima particula della diffinitione della virtù che diceva secondo che ditermina il savio huomo non si conviene tractare qui: però che il savio in questa parte è l'uomo prudente et della prudentia fu decto assa abastanza al mio povero intendimento.
<115r> <inc> Avenga Dio o excellentissimo huomo che gl'è per lungissimo tempo disaminato et conchiuso da notri [sic] antichi et maggori che gl'è più dengno di biasemo cholui che è vinto da minore passione che non è quell'altro dalla più maxima. Adunque Neri mio seguirebbe se io lasciassi adrieto sì piccola particella quanta ci resta ch'io aquisterei più biasimo
<3r-130r> <book I>
<3r> <inc> Conciosia cosa o Gino che l'arte è infinita et la mia vita è brevissima et il mestiere è bisongno adunque non avere amiratione se da me ongni cosa non è considerata ma tu debbi stare patiente a quelle cose che oltre agli altri ti mostro quanto apartiene al ben vivere pulyticho perché la sententia di pulityci dice che reggimenti non sono con una medesima durança misurati. Avenga a dio che alcuni sono di duratura d'un anno et altri sono quanto basta la vita et tali trapassono ne figliuoli e ne nipoti e così seguitando nelgli altri succedent. <91v> <expl> Adunque per venire alle nostre promesse è nicistà fare nuova proposta per seguire la presente opera della quale c'è necessario principiare la consequente pistola al padre acciò che·ll'ordine non meno che·ll'opera dia a intendere al figliuolo.
<91v> <inc> A te illustrissimo et sublimo huomo si dice che niuna cosa è di noi mortali che per lo continuo uso che nel principio ci doni tanto dilecto che nel fine non ci dia molto più amaritudine excepto la virtù quanto è più la dolcezza nel principio tanto maggore [sic] l'amaritudine nel fine. Adunque la virtù con tucta sollecitudine ciascuno debbia adimandare. <104v> <expl> Simile interviene che omni persona sa dare, ma dare quando et quanto, dove et perché si conviene dare, sono pochi che 'l sappino fare et così tosto perché allegramente et dove si conviene questo è difficile et explicit.
<105r> <inc> E nostri antichissimi savi i quali colle loro scuarciate scientie hanno alluminato l'università delle nostre ignorantie chonchiusono che molto più honesta cosa era il negare il tucto che offerire il poco. Ma sotto questo sì savio conclusio o Neri c'è molto più che pensare che non è che dire. Conciosia cosa che non si vuole intendere tanto per la quantità delle cose quanto maggormente [sic] si vuole considerare per la loro qualità. <115r> <expl> Di quella ultima particula della diffinitione della virtù che diceva secondo che ditermina il savio huomo non si conviene tractare qui: però che il savio in questa parte è l'uomo prudente et della prudentia fu decto assa abastanza al mio povero intendimento.
<115r> <inc> Avenga Dio o excellentissimo huomo che gl'è per lungissimo tempo disaminato et conchiuso da notri [sic] antichi et maggori che gl'è più dengno di biasemo cholui che è vinto da minore passione che non è quell'altro dalla più maxima. Adunque Neri mio seguirebbe se io lasciassi adrieto sì piccola particella quanta ci resta ch'io aquisterei più biasimo
che io non meritai lode del mio principio. <127v> <expl> Veramente tu hai veduto che Aristotile sufficientemente tractò del numero delle virtù quanto abastanza al ben vivere morale et virtuoso. Et però tu Gino con tucta la tua sollecitudine ingengnati non meno d'oservare che d'imprendere la nobile doctrina la quale è tutta in amaestramento di governare te medesimo.
<127v> <inc> Perché e' non è o Neri excellentissimo nostro che·lle melliflue parole et piene di salute non siano più tosto da temerlle che da disideralle avenga dio ch'elle possono essere più tosto comincamento [sic] d'inganno che colore d'amicitia. Et però adunque tu debbi stimare donde procede il nostro tacerlle ma nolle intendere però se non per quelle che non portono salute di remedio a futuri pericoli. <129v-130r> <expl> Il perché adunque finita la perfectione della doctrina singulare la quale è tucto mestiero del nobile libro dell'ethyca siamo indocti dalla nostra promessa ad entrare nella doctrina canomica [sic]
<127v> <inc> Perché e' non è o Neri excellentissimo nostro che·lle melliflue parole et piene di salute non siano più tosto da temerlle che da disideralle avenga dio ch'elle possono essere più tosto comincamento [sic] d'inganno che colore d'amicitia. Et però adunque tu debbi stimare donde procede il nostro tacerlle ma nolle intendere però se non per quelle che non portono salute di remedio a futuri pericoli. <129v-130r> <expl> Il perché adunque finita la perfectione della doctrina singulare la quale è tucto mestiero del nobile libro dell'ethyca siamo indocti dalla nostra promessa ad entrare nella doctrina canomica [sic]
la quale tucta tratta del governamento della famigla et di tucte le cose che fanno mestiere nella casa comincando a mostrare che·ll'uomo è animale acompangnevole sotto posto pe'l suo bigongno fuori di se stesso.
<book II>
<130r> <inc> Avengadio che·lla materia puoi comprendere che del primo libro è interamente ismaltita conciosiacosa che gl'è interamente mostrato in quello che nobili ciptadini debbono porre tutta la speranza in aquistare la felicità. Ma perché questo non basta a volere interamente agiungnere quanto apartiene ad aquistare la somma felicità della vita activa. Adunque indocto da sì facta necessità è molto convenevole di seguire quanto apartiene di mostrare l'arte del governamento di tucta la familgla della casa. Et perché non basta che nobili ciptadini siano buoni pure a·lloro medesimi è mestiero che·ssiano buoni ancora agl'altri. <169r> <expl> Adunque è da porre fine a questa prima parte del secondo libro del quale si dice del reggimento matrimoniale et così a questa prima parte porremo silentio et passeremo alla seconda.
<169v> <inc> Nonn·è convenevole cosa che pure per sapere reggere la molgle che senza la mogle sapere reggere i figliuoli si possa ragonevolmente governare la casa. Adunque è da·ssapere che·lla communitade del marito et della molgle et del singnore et del servo apartiene alla prima casa et la communità del padre et del figliuolo apartiene alla casa che è in istato perfecto. <202r> <expl> <red rubric> Qui finisce la seconda parte di questo secondo libro incomincia la terza parte del secondo libro del governamento della casa et come non s'apartiene solamente diterminare di servi, ma di tutto quello che fa bisongno per rimedio della indigentia corporale degli uomini et similmente queste due materie sono insieme istrette et congiunte.
<202v> <inc> Noi abiamo le due parti di questo secondo libro finite nel quale si tratta del reggimento della casa sì come n'amaestra il philosopho per mezzanità della sua conomeca dove abbiamo mostrato come l'apartiene a mariti reggere le loro mogli et simile e loro figliuoli. Adunque siamo indocti per observanza della nostra proposta di dare ordinamento alla terza et ultima parte del predecto libro nella quale diremo del reggimento di ministri o voglamo dire di servi. <227r> <expl> perché sì come si dice nel primo polithyco sì come dell'uomo nasce l'uomo et delle bestie nasce le bestie similemente le più volte del buono nasce il buono et del savio nasce il savio.
<III libro>
<227r> O huomo dingissimo [sic] d'infinito numero di laude alcune sono le cose che hanno principio et non fine et queste sono quelle che furono ordinate dalla sapientia delli huomini infusa dalla gratia di dio nella mente humana cioè le scientie et altre sono quelle che hanno principio et non fine e non principio le quali furono stabilite per·lla auctorità della natura nella eternale del tempo preterito et queste si diterminono per·lle schiatte. <239v> <expl> Per·llo quale sparimento non diminuì ma di più amiratione crebbe il femineo maravilglamento conciosiacosa che·ll'una chiesa et l'altra vide serrata. Seguita o Gino che per queste sì facte amirationi debbiamo presumere che dopo la nostra morte e altra vita nella forma che non fu nella materia con ciosia cosa che·lla materia ebbe principio et fine e·lla forma fu ab atterno et non è sugetta al fine. Adunque aspecta come tu governarai altrui così sarai governato.
<240r> <inc> Molti sono coloro che odono et non intendono et molti sono altri che riprendono altrui di quello che hanno a imprendere per loro perché no'l sanno elglino stimono ad ire brevis oratio penetrat celum venga a dire che·lle poche parole siano la brevità tanta commendata dal vulgo plebeo. <251r-v> <expl> Dico che co' preallegati tu puoi assai sufficientia avere a comprendere quello che procede
<book II>
<130r> <inc> Avengadio che·lla materia puoi comprendere che del primo libro è interamente ismaltita conciosiacosa che gl'è interamente mostrato in quello che nobili ciptadini debbono porre tutta la speranza in aquistare la felicità. Ma perché questo non basta a volere interamente agiungnere quanto apartiene ad aquistare la somma felicità della vita activa. Adunque indocto da sì facta necessità è molto convenevole di seguire quanto apartiene di mostrare l'arte del governamento di tucta la familgla della casa. Et perché non basta che nobili ciptadini siano buoni pure a·lloro medesimi è mestiero che·ssiano buoni ancora agl'altri. <169r> <expl> Adunque è da porre fine a questa prima parte del secondo libro del quale si dice del reggimento matrimoniale et così a questa prima parte porremo silentio et passeremo alla seconda.
<169v> <inc> Nonn·è convenevole cosa che pure per sapere reggere la molgle che senza la mogle sapere reggere i figliuoli si possa ragonevolmente governare la casa. Adunque è da·ssapere che·lla communitade del marito et della molgle et del singnore et del servo apartiene alla prima casa et la communità del padre et del figliuolo apartiene alla casa che è in istato perfecto. <202r> <expl> <red rubric> Qui finisce la seconda parte di questo secondo libro incomincia la terza parte del secondo libro del governamento della casa et come non s'apartiene solamente diterminare di servi, ma di tutto quello che fa bisongno per rimedio della indigentia corporale degli uomini et similmente queste due materie sono insieme istrette et congiunte.
<202v> <inc> Noi abiamo le due parti di questo secondo libro finite nel quale si tratta del reggimento della casa sì come n'amaestra il philosopho per mezzanità della sua conomeca dove abbiamo mostrato come l'apartiene a mariti reggere le loro mogli et simile e loro figliuoli. Adunque siamo indocti per observanza della nostra proposta di dare ordinamento alla terza et ultima parte del predecto libro nella quale diremo del reggimento di ministri o voglamo dire di servi. <227r> <expl> perché sì come si dice nel primo polithyco sì come dell'uomo nasce l'uomo et delle bestie nasce le bestie similemente le più volte del buono nasce il buono et del savio nasce il savio.
<III libro>
<227r> O huomo dingissimo [sic] d'infinito numero di laude alcune sono le cose che hanno principio et non fine et queste sono quelle che furono ordinate dalla sapientia delli huomini infusa dalla gratia di dio nella mente humana cioè le scientie et altre sono quelle che hanno principio et non fine e non principio le quali furono stabilite per·lla auctorità della natura nella eternale del tempo preterito et queste si diterminono per·lle schiatte. <239v> <expl> Per·llo quale sparimento non diminuì ma di più amiratione crebbe il femineo maravilglamento conciosiacosa che·ll'una chiesa et l'altra vide serrata. Seguita o Gino che per queste sì facte amirationi debbiamo presumere che dopo la nostra morte e altra vita nella forma che non fu nella materia con ciosia cosa che·lla materia ebbe principio et fine e·lla forma fu ab atterno et non è sugetta al fine. Adunque aspecta come tu governarai altrui così sarai governato.
<240r> <inc> Molti sono coloro che odono et non intendono et molti sono altri che riprendono altrui di quello che hanno a imprendere per loro perché no'l sanno elglino stimono ad ire brevis oratio penetrat celum venga a dire che·lle poche parole siano la brevità tanta commendata dal vulgo plebeo. <251r-v> <expl> Dico che co' preallegati tu puoi assai sufficientia avere a comprendere quello che procede
dalla virtù della prudentia quanto è mestiere al governo della republica. Ora specta di fare nuovo tractato. Quanto aspecta alla virtù della giustitia.
<251v> <inc> Nota che·lla giustitia è una virtù formata da dio et messa nella volontà delli huomini per mezanità della prudentia la quale virtù è propia il rendere a ciasscuno quello che è suo nota che questo suo si stende più che'l vulgo non comprende. <281r> <expl> Adunque tu giovane il quale aspecti avere il governo della republica non oltreggiando le ecclesiastiche leggi che a niuno nieghi la ragone quando t'è adimandata. Perché chi la ragone niega iddio dispregia il quale non può esser peggio.
<281v> <inc> Qesta fortezza della quale abbiamo nella presente opera a trctare si distingue in due modi che il primo consiste in caccare [sic] et il secondo si comprende in sostenere. Ma molto è più notabile et più degno quello membro di fortezza che riste [sic] a caccianti che non è quell'altro che caccia i fuggenti. <311v> <expl> A queste sì facte voci tutti e maggiorenti impaurirono et con questo stimorono che il rivolgersi delli loro animi fusse il sommo rimedio delli loro pericoli et dove cercavono guerra furono solleciti in fare la pace.
<311v> <inc> Con ciò fusse cosa che Gallici avessono presa la città di Roma i cittadini richiesono d'aiuto Furio Camillo il quale era in exilio alla città d'Ardea. Non prima andò a prendere l'oste alla città di Veya che padri conscripti con ordinati modi et con solenni ragioni facessino che potessi ordinare l'uficio del dictatore. <328v> <expl> le guardie lasciorono andare li huomini in luogo delle loro spose. Adunque che si può più agradire sì facto amore se non che degnamente le donne fussono i mariti et i mariti fussono le spose. <red> Finis. Laus sit tibi Christe. Amen.
<251v> <inc> Nota che·lla giustitia è una virtù formata da dio et messa nella volontà delli huomini per mezanità della prudentia la quale virtù è propia il rendere a ciasscuno quello che è suo nota che questo suo si stende più che'l vulgo non comprende. <281r> <expl> Adunque tu giovane il quale aspecti avere il governo della republica non oltreggiando le ecclesiastiche leggi che a niuno nieghi la ragone quando t'è adimandata. Perché chi la ragone niega iddio dispregia il quale non può esser peggio.
<281v> <inc> Qesta fortezza della quale abbiamo nella presente opera a trctare si distingue in due modi che il primo consiste in caccare [sic] et il secondo si comprende in sostenere. Ma molto è più notabile et più degno quello membro di fortezza che riste [sic] a caccianti che non è quell'altro che caccia i fuggenti. <311v> <expl> A queste sì facte voci tutti e maggiorenti impaurirono et con questo stimorono che il rivolgersi delli loro animi fusse il sommo rimedio delli loro pericoli et dove cercavono guerra furono solleciti in fare la pace.
<311v> <inc> Con ciò fusse cosa che Gallici avessono presa la città di Roma i cittadini richiesono d'aiuto Furio Camillo il quale era in exilio alla città d'Ardea. Non prima andò a prendere l'oste alla città di Veya che padri conscripti con ordinati modi et con solenni ragioni facessino che potessi ordinare l'uficio del dictatore. <328v> <expl> le guardie lasciorono andare li huomini in luogo delle loro spose. Adunque che si può più agradire sì facto amore se non che degnamente le donne fussono i mariti et i mariti fussono le spose. <red> Finis. Laus sit tibi Christe. Amen.
Paratextual elements
1. epistle to Neri di Gino Capponi, ff. 2r-3r.
Record last updated
08/03/2013
Record last updated by
Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Trattato politico-morale’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4312> [accessed 22 December 2024]
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4312> [accessed 22 December 2024]