Etica d'Aristotile tradotta
Title
Etica d'Aristotile tradotta
Description
Paper; ff. I (parchm.) + 170 + 1 (parchm.) (blank 166-170); mm. 198_283; 20 lines. Humanistic hand. Frieze at f. 1r; subscription at the end: 'finis. Die .x. Sectembris.
m. cccc. Lxiiii.'
Creator
Date
1464
Contributor
Type
Prose
Identifier
Is Referenced By
Hankins 1997: 214 n°2961; Morelli, Farsetti, 213 (Ital. LXIX); Frati-Segarizzi I, 191.
Shelfmark
Manuscript ID
100
Foliation
ff. 1r-165r
Seen
Yes
Genre
Internal description
<1r> <prologue> <inc> Io ho nuovamente ordinato e libri delletica daristotele tradurgli in latino. non perché inprima non fussino traducti. Ma perché erano in tal modo traducti che più tosto parevano facti barbari che latini. Imperò che gliè manifesto lauctore di quella prima traductione qualunque finalmente egli sia stato il quale nientedimeno è chiaro essere suto dellordine de predicatori, non havere saputo ne le lectere greche, ne le latine. Perché in molti luoghi et le greche intende si male et le latine sì puerilmente et indoctamente exprime che molto sia da vergognarsi di si inepta et crassa roçeçça. <5v> <expl> presi la fatica della nuova traductione nella quale lasciando andare laltre cose penso pure havere conseguitato quello cioè che io hora primieramente habbi facto questi libri latini. conciosiacosa che innançi non fussino.
<5v> <prologue to the Pope> <inc> Egli è manifesto beatissimo padre non essere cosa nuova ma già insino dagli antichi frequentissimamente usitata che gli huomini che molto safaticano negli studii delle lectere scrivino \e diriççano/ lopere delle loro fatiche a principi. La qual cosa mi pare che abbino facto non per proporre loro alcuna eruditione o regola ma perché lamore et la benivolentia dessi diventi alloro più nota. Et che della auctorita di coloro a quali si scrivono e libri qualche auctorita sacresca a essi libri. <6r> <expl> Que libri addunque beatissimo padre io ti mando non perché io stimi che tu possa attendere a leggergli. Imperoche io cognosco londe et le rebullitione delle papali occupationi, ma perche ogni mia opera si referisca in tuo nome. Et perché in verità io sospecto che saranno alcuni e quali forsi non intendendo le lectere greche, et per questo non potendo discernere e difecti del primo traductore contradiranno a questa mia fatica. Però inançi per discussione dessi ho scripto certe cose.
<6v-21v> <book I> <inc> Ogni arte et ogni doctrina et simigliantemente ogni acto et electione pare che appitisca un certo bene. Onde bene dimostrorono e philosophi el sommo bene esser quello che tucte le cose appitiscono. Ma e pare che sia tra fini una certa differentia. Imperò che alcuni sono operationi, alcuni fuori di quelle, certe opere. Ma in quelle cose delle quali e fini sono altri che actioni, lopere sono migliori che loperationi. <expl> Imperò che noi diciamo alcuna delle virtù essere intellective et alcune morali. La sapientia in verita et la solertia et la prudentia chiamiamo virtu intellective; la liberalità et la modestia morali. Imperò che quando noi parliamo delle virtù morali non diciamo mai per che glie savio et solerte, ma perche glie mansueto et modesto. Et lodiamo el savio secondo lo habito. Ma de gli habiti noi chiamiamo virtù quegli che sono laudabili.
<22r-32v> <book II>
<32v-49v> <book III>
<50r-66v> <book IV>
<66v-84r> <book V>
<84r-95r> <book VI>
<95r-113v> <book VII>
<114r-131r> <book VIII>
<131r-147r> <book IX>
<147r-165r> <book X> <inc> Seguita forsi al presente che noi trascorriamo el tractato della voluptà. Imperò che e pare chella sia familiarissima alla nostra generatione. Per la qual cosa e governatori amaestrano e fanciugli alla volupta e al dolore. Et pare chegli importi assai alla virtu morale che ciascuno si rallegri di quelle cose che e debbe: et habbia in hodio quelle che e debbe avere. <164v> <expl> Et per che cagione alcune sono governate rectamente alcune pel contrario. Imperò che considerate queste cose forsi intenderemo noi più tosto qual sia della re.p. lo optimo stato et in che <165r> modo ciascuna re.p. sia ordinata et con che leggi et con che costumi. / Finis. die .x. Sectembris
<5v> <prologue to the Pope> <inc> Egli è manifesto beatissimo padre non essere cosa nuova ma già insino dagli antichi frequentissimamente usitata che gli huomini che molto safaticano negli studii delle lectere scrivino \e diriççano/ lopere delle loro fatiche a principi. La qual cosa mi pare che abbino facto non per proporre loro alcuna eruditione o regola ma perché lamore et la benivolentia dessi diventi alloro più nota. Et che della auctorita di coloro a quali si scrivono e libri qualche auctorita sacresca a essi libri. <6r> <expl> Que libri addunque beatissimo padre io ti mando non perché io stimi che tu possa attendere a leggergli. Imperoche io cognosco londe et le rebullitione delle papali occupationi, ma perche ogni mia opera si referisca in tuo nome. Et perché in verità io sospecto che saranno alcuni e quali forsi non intendendo le lectere greche, et per questo non potendo discernere e difecti del primo traductore contradiranno a questa mia fatica. Però inançi per discussione dessi ho scripto certe cose.
<6v-21v> <book I> <inc> Ogni arte et ogni doctrina et simigliantemente ogni acto et electione pare che appitisca un certo bene. Onde bene dimostrorono e philosophi el sommo bene esser quello che tucte le cose appitiscono. Ma e pare che sia tra fini una certa differentia. Imperò che alcuni sono operationi, alcuni fuori di quelle, certe opere. Ma in quelle cose delle quali e fini sono altri che actioni, lopere sono migliori che loperationi. <expl> Imperò che noi diciamo alcuna delle virtù essere intellective et alcune morali. La sapientia in verita et la solertia et la prudentia chiamiamo virtu intellective; la liberalità et la modestia morali. Imperò che quando noi parliamo delle virtù morali non diciamo mai per che glie savio et solerte, ma perche glie mansueto et modesto. Et lodiamo el savio secondo lo habito. Ma de gli habiti noi chiamiamo virtù quegli che sono laudabili.
<22r-32v> <book II>
<32v-49v> <book III>
<50r-66v> <book IV>
<66v-84r> <book V>
<84r-95r> <book VI>
<95r-113v> <book VII>
<114r-131r> <book VIII>
<131r-147r> <book IX>
<147r-165r> <book X> <inc> Seguita forsi al presente che noi trascorriamo el tractato della voluptà. Imperò che e pare chella sia familiarissima alla nostra generatione. Per la qual cosa e governatori amaestrano e fanciugli alla volupta e al dolore. Et pare chegli importi assai alla virtu morale che ciascuno si rallegri di quelle cose che e debbe: et habbia in hodio quelle che e debbe avere. <164v> <expl> Et per che cagione alcune sono governate rectamente alcune pel contrario. Imperò che considerate queste cose forsi intenderemo noi più tosto qual sia della re.p. lo optimo stato et in che <165r> modo ciascuna re.p. sia ordinata et con che leggi et con che costumi. / Finis. die .x. Sectembris
M cccc Lxiiij.
Record last updated
08/03/2013
Record last updated by
Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Etica d'Aristotile tradotta’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4336> [accessed 21 November 2024]
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4336> [accessed 21 November 2024]