Orazione in lode della poesia
Title
Orazione in lode della poesia
Description
Paper; misc., comp.; ff. 4, 351; mm. 210_280.
Creator
Contributor
Type
Prose
Identifier
Shelfmark
Manuscript ID
181
Foliation
ff. 177r-182v
Seen
Yes
Genre
Branch of philosophy
Internal description
<177r> Oratione in lode de la Poesia
<177r-v> <preamble> <inc> Se tutte quante l'attioni nostre, molto magnifico s. Vic[ario], Reverendi Signori Canonici, eccellentissimi dottori, e voi altri tutti gratissimi auditori, buone o ree si dicono, e ree e buone sono in quanto che buono e reo è di esse il fine, quelle ottime dunque saranno che ciascun di noi fare per conseguire il vero et ottimo fine suo ch'è la sua beatitudine: la quale altro non è Cristianamente parlando che quel bene, il quale quando noi habbiamo conseguito, nessuna cosa ci resta più da desiderare che dio ottimo grandissimo. <expl> Laonde trovando noi che molti così antichi come moderni authori, [tutti questi] di fede et autorità degni, hanno insieme accompagnato la Filosofia, la Rettorica e la Poesia, habbiamo hoggi deliberato, seguitando di questi l'openione, di parlare della poesia, havendo altra volta della rettorica parlato, riservando il ragionarvi della filosofia ad uno altro tempo, et occasione più commoda, che questa non è, sendo ella maestra di tutte le altre scientie, della quale poesia mentre che noi brevemente parliamo, vi preghiamo che ci prestiate la vostra solita grata udienza.
<178r-182v> <inc> Aristotile nel terzo libro de l'Anima pone essere grandissima differentia tra l'openione e la fantasia: perché la fantasia è collocata e posta nel nostro arbitrio e volontà: perché noi possiamo ne l'animo nostro immaginare cose infelici, o prospere, o possibili o inpossibili, le quali non ci danno travaglio alcuno perché noi sappiamo che quelle son false. Ma l'openione nostra deriva dalla verità, perché ella non è libera, ma sta attacchata al fine et alla riuscita d'una cosa. I poeti dunque seguitano la fantasia e si acquistano il nome di poeti non per il vero, ma per la favola, e per la fintione, come dice il medesimo Aristotile. <expl> Ci resterebbe ancora che io di nuovo confortassi questa gioventù alla cominciata impresa il che io farei, se io non conoscessi certo che ciò sarebbe, come si dice per proverbio, speroni a un velocissimo cavallo; perché gli veggo di loro volontà il cominciato cammino seguitare sotto tal guida, quale è quella del dottissimo maestro loro, che mai potranno errare. Mi resta hora solamente di ringratiare l'amorevoli e cortesi humanitati vostre, della grata e benigna udienza che solita a gli altri ci havete prestata. Il fine.
<177r-v> <preamble> <inc> Se tutte quante l'attioni nostre, molto magnifico s. Vic[ario], Reverendi Signori Canonici, eccellentissimi dottori, e voi altri tutti gratissimi auditori, buone o ree si dicono, e ree e buone sono in quanto che buono e reo è di esse il fine, quelle ottime dunque saranno che ciascun di noi fare per conseguire il vero et ottimo fine suo ch'è la sua beatitudine: la quale altro non è Cristianamente parlando che quel bene, il quale quando noi habbiamo conseguito, nessuna cosa ci resta più da desiderare che dio ottimo grandissimo. <expl> Laonde trovando noi che molti così antichi come moderni authori, [tutti questi] di fede et autorità degni, hanno insieme accompagnato la Filosofia, la Rettorica e la Poesia, habbiamo hoggi deliberato, seguitando di questi l'openione, di parlare della poesia, havendo altra volta della rettorica parlato, riservando il ragionarvi della filosofia ad uno altro tempo, et occasione più commoda, che questa non è, sendo ella maestra di tutte le altre scientie, della quale poesia mentre che noi brevemente parliamo, vi preghiamo che ci prestiate la vostra solita grata udienza.
<178r-182v> <inc> Aristotile nel terzo libro de l'Anima pone essere grandissima differentia tra l'openione e la fantasia: perché la fantasia è collocata e posta nel nostro arbitrio e volontà: perché noi possiamo ne l'animo nostro immaginare cose infelici, o prospere, o possibili o inpossibili, le quali non ci danno travaglio alcuno perché noi sappiamo che quelle son false. Ma l'openione nostra deriva dalla verità, perché ella non è libera, ma sta attacchata al fine et alla riuscita d'una cosa. I poeti dunque seguitano la fantasia e si acquistano il nome di poeti non per il vero, ma per la favola, e per la fintione, come dice il medesimo Aristotile. <expl> Ci resterebbe ancora che io di nuovo confortassi questa gioventù alla cominciata impresa il che io farei, se io non conoscessi certo che ciò sarebbe, come si dice per proverbio, speroni a un velocissimo cavallo; perché gli veggo di loro volontà il cominciato cammino seguitare sotto tal guida, quale è quella del dottissimo maestro loro, che mai potranno errare. Mi resta hora solamente di ringratiare l'amorevoli e cortesi humanitati vostre, della grata e benigna udienza che solita a gli altri ci havete prestata. Il fine.
Record last updated
08/03/2013
Record last updated by
Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Orazione in lode della poesia’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4417> [accessed 22 December 2024]
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4417> [accessed 22 December 2024]