Tradottione antica de la rettorica d'Aristotile.
Title
Tradottione antica de la rettorica d'Aristotile.
Description
8°. a8, A-Z8. ff. 192: [8], 184. Italics. 93×152 mm.
Creator
Publisher
Date
1548
Contributor
Type
Prose
Identifier
Alternative Title
Is Referenced By
Cranz and Schmitt 1984: 104.143.
Spatial Coverage
Audience
Edition ID
32
Genre
Copy seen
London, BL, 1385.b.15
Title page
TRADOTTIONE / antica de la rettorica / d'aristotile, nvova= / mente trovata. / [typographer's mark with motto: fortuna adiuvat NB reversed] / IN PADOVA / Con gratia e priuilegio del Sommo Pontefice, & de / l'Illustriss. Senato Venetiano per anni Dieci.
Colophon
<184v> Stampata in Padoua per M. Giacomo Fabriano. / L'Anno M.D.XLVIII.
Paratextual elements
1. epistle by Felice Figliucci to cardinal Giovanni Maria Ciocchi del Monte (Padua, August 15th 1548), ff. a iir-[a iii]r.
2. index of chapters, ff. [a iii]v-[a viii]r.
3. editor's afterword to the readers, f. 135v.
2. index of chapters, ff. [a iii]v-[a viii]r.
3. editor's afterword to the readers, f. 135v.
Internal description
<a iir-[a iii]r> AL REVEREND. ET ILLVSTRISS. / Mons. Signore, & Benefattore mio unico, il Si= / gnor Cardenal di Monte, Legato al Con= / cilio, & di Bologna. <inc> Non è pur hora questo bel desiderio svegliato, Reverendiss. Et Illustriss. Mons. d'ingrandire et ornare questa nostra vaga et leggiadra lingua toscana; anzi è quasi insieme con essa nella mente de gl'huomini nato; et quantunque per avventura tanti belli ingegni per l'addietro non si ritrovassero, che come hora avviene l'abbellissero, drizassero, reggiessero, et regolassero, ce ne haveva però alcuni, che con ogni industria, al suo accrescimento studiavano, del che farà chiara testimonianza, la Rettorica d'Aristotile già più secoli (secondo che comprender si puote) da un huomo veramente di divino ingegno, leggiadramente, et dottamente ne la toscana lingua tradotta. <[a iii]r> <expl> Insino a tanto che per lunga coltivatione, e continue fatiche, alquanto immorbidito il rozzo capo del mio debole ingegno qualche frutto anch'egli non al tutto aspro o dispiacevole produca. In tanto con la debita riverenza baciandovi le mani, mi vi inchino humilmente. Di Padova à li XV. D'Agosto. M.D.XLVIII. Humiliss. Et devotiss. Servitore. Felice Figliucci.
<[a iii]v-[a viii]r> tavola
<[a viii]v> errori
<1r> DE LA TRADOTTIONE / de la rettorica / d'aristotile, / libro primo. // Che del far fede si truova alcuna via artificiale, cioè, Rettorica. Cap. Primo <inc> La rettorica è come corrispondente a l'arte dialettica, perciò che queste due arti trattano d'alcune cose le quali sono in un certo modo comuni et generali, et sono conte a tutti, et non sono proprie a niuna arte. Et di ciò avviene, che tutti gli huomini in un certo modo partecipano de le due dette arti. <62r> <expl> Et appresso potremo dire, conciosia o giudici, che noi pensiamo e giudichiamo degno, che voi nel giudicare osserviate i giuramenti vostri, non li vorremo noi ancora osservare? E così potremo dire queste, e somiglianti cose, amplificando, e augumentando la nostra causa. Ma de la probatione senza arte questo basti.
<62v> de la rettorica / d'aristotile / libro secondo. / Che la fede artificiale da la parte de l'oratore è per cagione de la passione de l'auditore. Cap. Primo. <inc> Noi haveno ricontiato come si conviene consigliare, e sconsigliare. Et appresso come si conviene laudare et biasimare. Et appresso come si conviene accusare et difendere; et havemo contiate le propositioni e le sentenze approvate, le quali sono utili a fare fede a l'uditore in ciascuna maniera di orare. <134v> <expl> E generalmente havemo detto di tutte le cose, le quali pertengono all'argomento, et a fare fede, et come noi possiamo li sopradetti argomenti ritrovare copiosamente, et come noi possiamo ad essi contrastare, et solverli quando siano fatti contra noi. E di tutte queste cose è detto sofficientemente.
<135r> a li lettori. <text> Conciosia che nel terzo libro che segue appresso si divisi de li numeri, e de le figure, che dimanda l'oratione per essere consonante et avvenente, e perciò che cotali numeri et figure sono contenute ne le proprietà de la lingua greca, non possono esser contie a noi Toschani. E però non fue possibile trasmutare di leggieri tutti li essempi indotti da Aristotile in questa nostra favella. Là onde molti ne sono stati avvedutamente tralasciati, li quali erano di poco prò a li lettori. Né per ciò è questa arte meno giovevole o meno chiara. Del che habbiamo voluto avvertirvi, perciò che qualche lenguacciuto maligno non ci infamasse, dicendo ciò esser stato trapassato per trascuranza, o per menovanza di ingegno, e di sapere.
<135v> de la rettorica / d'aristotile / libro terzo. / De le cose le quali restano a dire de l'arte Rettorica, cioè de l'adornamento de l'oratione; per quali cose si possa ciò fare et per quante. Cap. Primo. <inc> Conciosia cosa, che sì come fu detto, tre siano le cose, le quali si vogliono considerare ne l'oratione Rettorica, secondo le quali sono tre l'uopere de l'arte. La prima consideratione si è de la sustantia de l'oratione, cioè di quali cose è possibile di fare fede. La seconda consideratione si è de lo parlare, cioè come voglia essere ornato quanto al colore delle parole, et al modo del proferire. <184v> <expl> Et ancora volendo, si ponno dire le cose che ha addotte l'avversario da per sé. E la fine de la conclusione conviene che sia senza coniuntioni, acciocché sia recapitolatione, e non orattione; come dire: Ho detto, havete udito, intendete, giudicate. / il fine.
<[a iii]v-[a viii]r> tavola
<[a viii]v> errori
<1r> DE LA TRADOTTIONE / de la rettorica / d'aristotile, / libro primo. // Che del far fede si truova alcuna via artificiale, cioè, Rettorica. Cap. Primo <inc> La rettorica è come corrispondente a l'arte dialettica, perciò che queste due arti trattano d'alcune cose le quali sono in un certo modo comuni et generali, et sono conte a tutti, et non sono proprie a niuna arte. Et di ciò avviene, che tutti gli huomini in un certo modo partecipano de le due dette arti. <62r> <expl> Et appresso potremo dire, conciosia o giudici, che noi pensiamo e giudichiamo degno, che voi nel giudicare osserviate i giuramenti vostri, non li vorremo noi ancora osservare? E così potremo dire queste, e somiglianti cose, amplificando, e augumentando la nostra causa. Ma de la probatione senza arte questo basti.
<62v> de la rettorica / d'aristotile / libro secondo. / Che la fede artificiale da la parte de l'oratore è per cagione de la passione de l'auditore. Cap. Primo. <inc> Noi haveno ricontiato come si conviene consigliare, e sconsigliare. Et appresso come si conviene laudare et biasimare. Et appresso come si conviene accusare et difendere; et havemo contiate le propositioni e le sentenze approvate, le quali sono utili a fare fede a l'uditore in ciascuna maniera di orare. <134v> <expl> E generalmente havemo detto di tutte le cose, le quali pertengono all'argomento, et a fare fede, et come noi possiamo li sopradetti argomenti ritrovare copiosamente, et come noi possiamo ad essi contrastare, et solverli quando siano fatti contra noi. E di tutte queste cose è detto sofficientemente.
<135r> a li lettori. <text> Conciosia che nel terzo libro che segue appresso si divisi de li numeri, e de le figure, che dimanda l'oratione per essere consonante et avvenente, e perciò che cotali numeri et figure sono contenute ne le proprietà de la lingua greca, non possono esser contie a noi Toschani. E però non fue possibile trasmutare di leggieri tutti li essempi indotti da Aristotile in questa nostra favella. Là onde molti ne sono stati avvedutamente tralasciati, li quali erano di poco prò a li lettori. Né per ciò è questa arte meno giovevole o meno chiara. Del che habbiamo voluto avvertirvi, perciò che qualche lenguacciuto maligno non ci infamasse, dicendo ciò esser stato trapassato per trascuranza, o per menovanza di ingegno, e di sapere.
<135v> de la rettorica / d'aristotile / libro terzo. / De le cose le quali restano a dire de l'arte Rettorica, cioè de l'adornamento de l'oratione; per quali cose si possa ciò fare et per quante. Cap. Primo. <inc> Conciosia cosa, che sì come fu detto, tre siano le cose, le quali si vogliono considerare ne l'oratione Rettorica, secondo le quali sono tre l'uopere de l'arte. La prima consideratione si è de la sustantia de l'oratione, cioè di quali cose è possibile di fare fede. La seconda consideratione si è de lo parlare, cioè come voglia essere ornato quanto al colore delle parole, et al modo del proferire. <184v> <expl> Et ancora volendo, si ponno dire le cose che ha addotte l'avversario da per sé. E la fine de la conclusione conviene che sia senza coniuntioni, acciocché sia recapitolatione, e non orattione; come dire: Ho detto, havete udito, intendete, giudicate. / il fine.
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Branch of philosophy
Record last updated
08/03/2013
Record last updated by
Eugenio Refini
Collection
Citation
Eugenio Refini, ‘Tradottione antica de la rettorica d'Aristotile.’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4480> [accessed 21 November 2024]
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4480> [accessed 21 November 2024]