Trattato delle metheore
Title
Trattato delle metheore
Description
8°. a8, A-Z8, Aa-Dd8, Ee4. ff. [8], pp. 424, ff. [8]. Dedication and text roman, preface to book 1-3 and preface to book 4 italics. mm. 104×160.
Creator
Publisher
Date
1582
Contributor
Type
Prose
Identifier
Spatial Coverage
Edition ID
163
Genre
Copy seen
Oxford, Bod, Byw. U 2.11
Title page
TRATTATO / DI M. FRANCESCO / DE' VIERI, / Cognominato il Verino Secondo / Cittadino Fiorentino, / NEL QVALE SI CONTENGONO / I TRE PRIMI LIBRI / Delle Metheore. / NVOVAMENTE RISTAMPATI, / & da Lui ricorretti con l'aggiunta / del quarto libro. / Con Licenza, & Priuilegio. / [typographer's mark] / IN FIORENZA, / Appresso Giorgio Marescotti. / MDLXXXII.
Colophon
<[Ee iv]v> IN FIORENZA, / Nella Stamperia di Giorgio Marescotti. / MDLXXXII.
Paratextual elements
1. epistle to the Grand Duke Francesco I de Medici (Florence, October 15th 1581), ff. a2r-a3v;
2. index of chapters (books 1-3), f. [Dd 5]r-v;
3. alphabetical index of subjects (books 1-3), ff. [Dd6]r-[Dd7]v;
4. index of chapters (book 4), f. [Dd8]r-v;
5. alphabetical index of subjects (book 4), ff. Ee1r-[Ee3]v;
6. index of misprints, f. [Ee4]r;
7. printing licence, f. [Ee4]v.
2. index of chapters (books 1-3), f. [Dd 5]r-v;
3. alphabetical index of subjects (books 1-3), ff. [Dd6]r-[Dd7]v;
4. index of chapters (book 4), f. [Dd8]r-v;
5. alphabetical index of subjects (book 4), ff. Ee1r-[Ee3]v;
6. index of misprints, f. [Ee4]r;
7. printing licence, f. [Ee4]v.
Internal description
<a2r-a3v> AL SERENISSIMO / FRANCESCO / MEDICI / GRAN DVCA DI TOSCANA. <inc> Ecco che quella parte della Filosofia naturale che da tutti i Filosofanti è chiamata Metheorologica, et che tiene il mezzo fra la dottrina de' primi principii et del moto di tutte le cose naturali et sensibili, et tra quelle de' cieli et de' quattro elementi da una parte; et tra quella delle piante et degli animali dall'altra, di nuovo si pre-
senta in questa nostra lingua a V.A.S. con isperanza certissima di esserle così grata, et di diletto, come le fu non sono ancora molti anni passati. Anzi hora si promette d'essere a V.A.S. tanto più cara et dilettevole, quanto ell'è più perfetta contenendo di più il quarto libro, dove prima conteneva solamente i primi tre libri. V.A.S. da qui innanzi potrà a suo piacere con essa andare specolando hora i maravigliosi effetti secchi, che si fanno nella suprema regione dell'aria, come sono le stelle cadenti, le fiamme accese, i tizzoni, le comete et i venti: talhora gli humidi, che si generano in quella di mezzo, et in questa nostra quaggiù bassa, come sono le pioggie, le nevi, la brina et la rugiada. Et finalmente col pensiero potrà andare penetrando per tutta la terra, considerando le cagioni di tutti i metalli, et delle pietre così pre-
ziose, come non preziose. Similmente alcune mutazioni et qualità comuni delle piante et quelle degli animali. Tutti questi effetti, sì come e' son varii et maravigliosi: così varii et maravigliosi piaceri et ricreazioni le apporteranno, i quali insieme saranno nobilissimi et di grandissimo valore. V.A.S. dunque di nuovo si degni di ricevere questa dottrina delle Metheore con animo tanto grato, et d'esserne cotanto protettore, quanto detta parte di Filosofia, et io insieme suo humilissimo et fedelissimo servo, lo speriamo et lo disideriamo ugualmente. Nostro Sig. Iddio primo autore d'ogni bene et d'ogni potestà, mantenga nella sua grazia et quaggiù felice lungo tempo V.A.S. acciocché ella per gli atti di Prudenza, di Giustizia, et della Christiana pietà da tutti i popoli de suoi stati, et da tutta la Toscana, an
zi da ogni Republica (che non meno tien conto di queste tre grandi virtù, che elle siano necessarie al bene et virtuosamente vivere) sia lungo tempo amata, celebrata et imitata; et a fine che poi nella celeste patria a guisa delle più lucidissime stelle V.A.S. tanto più et sopra gli altri risplenda tra beati spiriti, quanto più con gli atti delle sue virtù heroiche ella harà a molti et molti giovato, che quelli non haranno fatto: et quanto con più honorati titoli V.A.S. è quaggiù in terra solo per giovare, sopra molti altri collocata, che gli altri non sono. Di Fiorenza, il dì 15 d'Ottobre MDLXXXI. Di V.A.S. l'humilissimo servo Francesco di Giovambatista de Vieri detto il Verino Secondo.
<a4r-[a 7]v> il proemio / DEL TRATTATO / CHE CONTIENE / la dottrina / de' primi tre libri / della metheora / d'aristotile. <inc> Se i Filosofi si mettessero a scrivere i nobili loro concetti, acciocché e' fussero intesi et havuti cari da quelli, i quali a guisa d'animali bruti si sono proposti per loro ultimo fine i comodi et i piaceri de' sentimenti, in guisa che quanto a loro egli hanno del mondo ogni virtù sbandita, e' sarebbero da così vili huomini non meno disprezzati che si fussi da quel gallo quella si preziosa gioia. <expl> io ho similmente havuto rispetto al poco tempo che hanno di leggere i libri nuovi, per essercene tanti et tanti: per essere ancora essi occupati nel mangiare et bere, far esercizio et dormire: et considerando che ogniuno abborisce i libri grandi et si diletta de' brevi. Similmente chi mi riprenderà che io habbia scritto più presto in questa lingua, che nella lati-
<a4r-[a 7]v> il proemio / DEL TRATTATO / CHE CONTIENE / la dottrina / de' primi tre libri / della metheora / d'aristotile. <inc> Se i Filosofi si mettessero a scrivere i nobili loro concetti, acciocché e' fussero intesi et havuti cari da quelli, i quali a guisa d'animali bruti si sono proposti per loro ultimo fine i comodi et i piaceri de' sentimenti, in guisa che quanto a loro egli hanno del mondo ogni virtù sbandita, e' sarebbero da così vili huomini non meno disprezzati che si fussi da quel gallo quella si preziosa gioia. <expl> io ho similmente havuto rispetto al poco tempo che hanno di leggere i libri nuovi, per essercene tanti et tanti: per essere ancora essi occupati nel mangiare et bere, far esercizio et dormire: et considerando che ogniuno abborisce i libri grandi et si diletta de' brevi. Similmente chi mi riprenderà che io habbia scritto più presto in questa lingua, che nella lati-
na, et più presto senza ornamento di parole che altramente, mi riprenderà di quello a che io come Filosofo et non oratore o humanista non sono obligato. I Filosofanti si servono delle voci, et siano di qual si voglia linguaggio, solo per esprimere a punto et con facilità i loro concetti; ne' quali se io harò alcuna volta errato per inavvertenza, o per poco sapere, son ben degno di esser ripreso et lasciato: dovendosi tanto biasimare il falso, quanto si dee commendare il vero. Atteso che quanto quello apporta danno et rovina a chi vi fa sù fondamento, tanto quest'altro utile et tranquillo stato. Et chi riguardando più all'uffizio d'animo gentile et cortese, che a miei meriti mi scuserà da ogni calunnia, non meno si mostrerrà giudizioso nel conoscere tanti et tanti impedimenti, che fanno che non si può a pieno da un solo conseguire la verità in ogni cosa; che e' sia per farmi cosa grata, et da tenergnene obbligo et non piccolo.
<p. 1-178> TRATTATO DELLE / METHEORE / di m. francesco de' vieri / fiorentino, / Cognominato il Verino Secondo. / de' principii, da' qvali depende / tutta questa dottrina, & onde nascono / tutti questi effetti. / Capitolo Primo. <inc> Poiché la scienza delle cose nasce nelle menti nostre dalla cognizione de' loro principii, o vero cagioni, fa di mestiero che dalla notizia di queste si dia principio. Et per imitare non solamente Aristotele, ma ancora i Mathematici, la dottrina de' quali è più esquisita et certa, che di qual si voglia scienziato e dotto, nel ragionare di così fatti principii, procederò per via di supposizioni, seguendo in ciò similmente et lui e loro. <expl> Quello finalmente che è da avvertire è che delle pietre et de' metalli sen'è parlato generalmente quanto alle lor cagioni materiali et efficienti; quanto poi alle transmutazioni et passioni ancora comuni, non solamente a questi misti perfetti senza anima, ma ancora alle piante, a i bruti, et a noi, se ne ragiona nel quarto delle Metheore da Aristotile, et se ne ragionerà da me in un altro mio discorso; più particolarmente poi se n'è detto da Teofrasto, da Alberto Magno, da Plinio et da molti altri scrittori.
<p. 179-186> il proemio / DEL QVARTO LIBRO / Delle Metheore / d'aristotile. <inc> Poiché io ho ragionato di sopra in questa nostra lingua di tutti quegli effetti più maravigliosi, i quali dipendono come da cagioni materiali dall'esalazione secca et fumosa, et dal vapore humido, haliti levati dalla terra et dall'acqua per virtù del sole, e che si chiamano misti imperfetti, atteso che nella loro composizione non sono tutti e quattro gli elementi, ne sono da quegli che in loro contengono di sostanza, o vero di forma distinti; segue hora che per più compimento di questa parte di Filosofia naturale io discorra delle sostanze miste perfette, che contengono virtualmente tutti e quattro gli elementi, et sono sostanzialmente da essi distinti. [...] mi varrò al solito di Aristotile et de suoi migliori interpreti, confrontando ogni concetto ancora con quello che apparisce al senso, tenendo quell'istesso odine che tiene questo gran Filosofo: et per difendere cotale dottrina mi varrò di distintioni reali et vere, et poi che la verità da ogni banda ci è nascosta, et ci è difficile il ritrovarla, et ritrovata che è lo esplicarla con fondamento sicuro: et poi che sin qui si è fatto è ancora gran fatica a difenderla. Per queste cagioni il Filosofo occupandosi tutto intorno al vero, non può et non debbe attendere alla scelta delle belle parole, et a esprimere il suo concetto elegantemente, come molti più avvezzi nelle scuole de Gramatici et degli Humani-<183>sti che de Filosofi vorrebbero: et si danno ad intendere che quegli, i quali parlano barbaramente, non solo faccino gran torto alla Filosofia et a' nobili concetti suoi, non rivestendo et quella et quegli con ornamento di parole: ma quello che più importa ancora è che e' tengono per fermo, et così s'ingegnano di persuadere a gli altri, che questi così fatti Filosofi, che non curano della gratia delle parole, non intendino ancora bene le cose, et non meritino d'essere ascoltati, né che i loro componimenti siano letti: et perché tutto quello che piace al senso è facil cosa a persuadersi, et a credersi dalla maggior parte degli huomini, et la dolcezza del dire muove et diletta l'udito: di qui è che da molti anni in qua da molti de filosofanti si parlano et si insegnano i concetti di filosofia tanto più elegantemente, che non si faceva da quei di prima, quanto ancora questi cotanto eleganti sanno meno con verità et più alla grossa delle occultissime verità, et meno le sanno difendere dalle argomentazioni che si possono lor produrre contro, che quelli che e' chiamano barbari. Et andando così le cose seguitando in pochi anni la filosofia si ritroverrà più presto dipinta che vera ne' filosofanti, a' quali non più così degno nome converrà, ma il nome di gramatici et di humanisti, come di già è accaduto negli studii fuori d'Italia. [FINIRE DI COPIARE TUTTO]
<p. 187-424> TRATTATO DELLE / COSE APPARTENENTI / AL QVARTO LIBRO / delle metheore / d'aristotile. / DI M. FRANCESCO DE VIERI / Cognominato il Verino Secondo. Alcuni principii di tutto quello che si contiene in questo libro. Cap. Primo. <inc> Se bene in questo luogo Aristotile solamente propone i principii prossimi di queste sostanze miste, come quegli, il quale di sopra in altre parti della filosofia naturale ci havea data la cognizione de più comuni et de più universali, et massimamente ne primi due libri de principii naturali et ne due della generazione et non si deono repetere le medesime notizie; nondimeno io più presto come espositore, che come authore di questa parte, et perché non ho proposto di mettere in questa lingua toscana tutte le parti della filosofia come nella lingua greca ha fatto Aristotile, mi prenderò questo ardire di farmi da più universali principii et venire a i proprii: così per fare capire a pieno questa non meno difficile che varia dottrina a ognuno, che per mostrare la conformità di questa che è più speziale con quelle che sono più generali. <expl> Muovi muovi o suprema cagione tutti i Filosofanti et massimamente quegli i quali tu hai fatti più partecipi d'intelligenza, a scrivere et a dipignere negli animi degli altri, et con ottime ragioni, et con bell'ordine le maravigliose opere tue: acciocché ne guidino ognuno a vivere bene et virtuosamente, come da cotal notizia ogniuno è invitato et indiritto. Se però ci si aggiugne il favore della divina grazia, et la cattolica et infalibile verità; onde ne segua che tu Dio immortale ne sii sempre lodato et ringraziato, et a noi il passare senza molestia et senza pericolo della salute questa vita non meno pericolosa che travagliata, et il restarne poi per fama immortali per quanto durerà il mondo nelle memorie di quegli che ci nascono et che ci restano di tempo in tempo. Il fine.
<p. 1-178> TRATTATO DELLE / METHEORE / di m. francesco de' vieri / fiorentino, / Cognominato il Verino Secondo. / de' principii, da' qvali depende / tutta questa dottrina, & onde nascono / tutti questi effetti. / Capitolo Primo. <inc> Poiché la scienza delle cose nasce nelle menti nostre dalla cognizione de' loro principii, o vero cagioni, fa di mestiero che dalla notizia di queste si dia principio. Et per imitare non solamente Aristotele, ma ancora i Mathematici, la dottrina de' quali è più esquisita et certa, che di qual si voglia scienziato e dotto, nel ragionare di così fatti principii, procederò per via di supposizioni, seguendo in ciò similmente et lui e loro. <expl> Quello finalmente che è da avvertire è che delle pietre et de' metalli sen'è parlato generalmente quanto alle lor cagioni materiali et efficienti; quanto poi alle transmutazioni et passioni ancora comuni, non solamente a questi misti perfetti senza anima, ma ancora alle piante, a i bruti, et a noi, se ne ragiona nel quarto delle Metheore da Aristotile, et se ne ragionerà da me in un altro mio discorso; più particolarmente poi se n'è detto da Teofrasto, da Alberto Magno, da Plinio et da molti altri scrittori.
<p. 179-186> il proemio / DEL QVARTO LIBRO / Delle Metheore / d'aristotile. <inc> Poiché io ho ragionato di sopra in questa nostra lingua di tutti quegli effetti più maravigliosi, i quali dipendono come da cagioni materiali dall'esalazione secca et fumosa, et dal vapore humido, haliti levati dalla terra et dall'acqua per virtù del sole, e che si chiamano misti imperfetti, atteso che nella loro composizione non sono tutti e quattro gli elementi, ne sono da quegli che in loro contengono di sostanza, o vero di forma distinti; segue hora che per più compimento di questa parte di Filosofia naturale io discorra delle sostanze miste perfette, che contengono virtualmente tutti e quattro gli elementi, et sono sostanzialmente da essi distinti. [...] mi varrò al solito di Aristotile et de suoi migliori interpreti, confrontando ogni concetto ancora con quello che apparisce al senso, tenendo quell'istesso odine che tiene questo gran Filosofo: et per difendere cotale dottrina mi varrò di distintioni reali et vere, et poi che la verità da ogni banda ci è nascosta, et ci è difficile il ritrovarla, et ritrovata che è lo esplicarla con fondamento sicuro: et poi che sin qui si è fatto è ancora gran fatica a difenderla. Per queste cagioni il Filosofo occupandosi tutto intorno al vero, non può et non debbe attendere alla scelta delle belle parole, et a esprimere il suo concetto elegantemente, come molti più avvezzi nelle scuole de Gramatici et degli Humani-<183>sti che de Filosofi vorrebbero: et si danno ad intendere che quegli, i quali parlano barbaramente, non solo faccino gran torto alla Filosofia et a' nobili concetti suoi, non rivestendo et quella et quegli con ornamento di parole: ma quello che più importa ancora è che e' tengono per fermo, et così s'ingegnano di persuadere a gli altri, che questi così fatti Filosofi, che non curano della gratia delle parole, non intendino ancora bene le cose, et non meritino d'essere ascoltati, né che i loro componimenti siano letti: et perché tutto quello che piace al senso è facil cosa a persuadersi, et a credersi dalla maggior parte degli huomini, et la dolcezza del dire muove et diletta l'udito: di qui è che da molti anni in qua da molti de filosofanti si parlano et si insegnano i concetti di filosofia tanto più elegantemente, che non si faceva da quei di prima, quanto ancora questi cotanto eleganti sanno meno con verità et più alla grossa delle occultissime verità, et meno le sanno difendere dalle argomentazioni che si possono lor produrre contro, che quelli che e' chiamano barbari. Et andando così le cose seguitando in pochi anni la filosofia si ritroverrà più presto dipinta che vera ne' filosofanti, a' quali non più così degno nome converrà, ma il nome di gramatici et di humanisti, come di già è accaduto negli studii fuori d'Italia. [FINIRE DI COPIARE TUTTO]
<p. 187-424> TRATTATO DELLE / COSE APPARTENENTI / AL QVARTO LIBRO / delle metheore / d'aristotile. / DI M. FRANCESCO DE VIERI / Cognominato il Verino Secondo. Alcuni principii di tutto quello che si contiene in questo libro. Cap. Primo. <inc> Se bene in questo luogo Aristotile solamente propone i principii prossimi di queste sostanze miste, come quegli, il quale di sopra in altre parti della filosofia naturale ci havea data la cognizione de più comuni et de più universali, et massimamente ne primi due libri de principii naturali et ne due della generazione et non si deono repetere le medesime notizie; nondimeno io più presto come espositore, che come authore di questa parte, et perché non ho proposto di mettere in questa lingua toscana tutte le parti della filosofia come nella lingua greca ha fatto Aristotile, mi prenderò questo ardire di farmi da più universali principii et venire a i proprii: così per fare capire a pieno questa non meno difficile che varia dottrina a ognuno, che per mostrare la conformità di questa che è più speziale con quelle che sono più generali. <expl> Muovi muovi o suprema cagione tutti i Filosofanti et massimamente quegli i quali tu hai fatti più partecipi d'intelligenza, a scrivere et a dipignere negli animi degli altri, et con ottime ragioni, et con bell'ordine le maravigliose opere tue: acciocché ne guidino ognuno a vivere bene et virtuosamente, come da cotal notizia ogniuno è invitato et indiritto. Se però ci si aggiugne il favore della divina grazia, et la cattolica et infalibile verità; onde ne segua che tu Dio immortale ne sii sempre lodato et ringraziato, et a noi il passare senza molestia et senza pericolo della salute questa vita non meno pericolosa che travagliata, et il restarne poi per fama immortali per quanto durerà il mondo nelle memorie di quegli che ci nascono et che ci restano di tempo in tempo. Il fine.
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Eugenio Refini, ‘Trattato delle metheore’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
<https://vari.warwick.ac.uk/items/show/4610> [accessed 21 November 2024]
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