Il primo libro della fisica volgarizato per modo di parafrase

Edition ID

109

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Rome, BNC, 12.31.I.28.1

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IL PRIMO LIBRO / DELLA FISICA / Volgarizato per modo di Parafrase, / Con occasione del quale si dimostra l'impossibilità / dell'eternità delle cose, & la necessità della / creatione di quelle; / E come Iddio sia di vigore infinito, e che operi volontaria- / mente, e non per necessità. Manifestandosi insieme / molti errori d'Aristotile. / Di Cesare Crivellati Fisico Viterbese. / all'illvstriss. et reverendiss. sig. / IL SIG. CARDINAL CONTI. / [coat of arms] / in viterbo, Nella Stampa de' Discepoli. 1615. / Con licenza de' superiori.

Paratextual elements

1. epistle to Cardinal Conti (Viterbo, November 10th 1615), p. 3-4;
2. preface to the readers, p. 5;
3. imprimatur signed by F. Vincentius Herculanus and 'Iulius Lavorus Vic. Gener.', p. 6.

Notes

The Rome, BNC copy is bound together with Crivellati's Il secondo libro della Fisica and I libri della generation et corrottione.

Internal description

<3-4> All'illustrissimo et reverendissimo Sig. Patron mio colendissimo, il Sig. Cardinal Conti. <inc> Sogliono i fedeli et bene accorti giardinieri (illustrissimo et reverendissimo signore) quei primi frutti, che dalle amene piante del lor coltivato giardino son prodotti, a' loro signori presentare, ancorché bene spesso non siano di quella perfettione, che esser dovriano; facendo poi di quelli, che di mano in mano succedono, con i loro signori, altri ancora partecipi. <expl> le pregarò sempre il colmo delle felicità; con che fine humilmente le fo riverenza, et le bacio l'estremità delle vesti. Di Viterbo li 10 di Novembre 1615. Di V.S. Illustrissima et Reverendissima Devotissimo Servitore Cesare Crivellati.

<5> A i lettori. <text> Vi maraviglierete forse benignissimi lettori, ch'io mi sia posto a dare in luce, trasportato in questa maniera nella nostra lingua un libro solo, di tanti che n'ha fatti Aristotile, qual è questo primo della Fisica, quasi che in esso consista tutta la sua dottrina, e tutto quello che egli in tanti libri ci ha insegnato. Sappiate per tanto non esser stata questa mia intentione, ma esser stato mio pensiero, che ritrovandomi molte cose d'Aristotile in questa maniera tradotte, come la Logica, i libri dell'Anima, della Generatione, et altri, ho voluto con questo dar a gli studiosi saggio di queste mie fatiche, per sentir con questo che piacere apporti loro il così scrivere le cose d'un tanto filosofo, da lui così oscuramente scritte. La cagion poi di scriverle in questa lingua, e non nella latina, si dirà nella Logica, quando piaccia al Signore, ch'ella esca in luce. Quanto al trattar le cose della Eternità, e della Creatione, l'ho fatto per dimostrare, con l'occasione di questo libro, di quanto poco momento siano le chimere, per non dire l'empietà d'Averroe, et insieme per stabilire un fondamento fortissimo per i libri dell'Anima, contro la falsissima sua imaginatione intorno all'unità dell'intelletto; ricevete per hora questo poco saggio, et degnatevi correggere dove conoscerete errore, protestandomi sempre di rimettere il tutto alla censura di chi sa più di me; e vivete felici.

<7-44> IL PRIMO LIBRO DELLA FISICA / Volgarizzato per modo di Parafrase. / PROEMIO. Testo primo. <inc> Perché, come si disse anco ne i libri della Posteriora, quella cognitione, che veramente è sapere circa qual si voglia facultà, procede mediante la cognitione delle sue cause, essendo che non sia alcuno, che si pensi di saper la cosa, la quale ha le cause, se le sue cause non conosce, dalle remote fino alle prossime procedendo; di qui è che dovendo noi trattar della scienza delle cose naturali, è necessario prima d'ogn'altra cosa, che cerchiamo di parlare delle cause di quelle. / Con l'occasione di questo primo testo, non voglio lasciar di dire, che andando io a udir Filosofia in studio, mi diedi in un lettore, il quale consumò un anno intiero in questo proemio di Aristotile, intorno a quel conoscere e sapere et quelle cause, principii et elementi che nel testo si leggono, da me lasciate per tor via ogni confusione, e circa l'altre parole, et questioni superflue, che in questo proemio sogliono agitarsi, cosa (così Iddio gliel perdoni) della quale io non mi so imaginar la più vana, né la più dannosa per un povero principiante; onde entrai in tanta confusione, che poco mancò ch'io non abbandonassi li studi, e non gettassi i libri nel fuoco. Per la qual cosa in queste traduttioni, per modo di Parafrase, et non di parola in parola traslate, non attenderemo se non al senso vero e germano d'Aristotile, per istruttione di quelli, che senza alcuna fatica vogliono apprender quanto egli dichi in questo suo libro. Cercarò bene con l'aiuto divino di ridur questa dottrina d'Aristotile alla semplice verità, e non far, come fin qui han fatto molti; li quali se ben hanno visto e conosciuto che in alcune cose egli sia stato contrario al vero, l'hanno nondimeno voluto et lo vogliono difendere al dispetto d'essa verità, come è l'eternità del mondo, della ma <8> teria prima et somiglianti. Ci sforzaremo dunque di manifestar, per quanto le nostre forze potranno, con quella maggior chiarezza che sia possibile, il puro senso d'esso Aristotile, servendoci di quelli espositori che a questo giudicaremo necessarii, senza appigliarci più a questo che a quello, e solo in quello che lo trovaremo lontano dal vero l'andaremo notando, et al vero riducendo, se si potrà; il che quando non si possa, con le ragioni evidenti si farà opera di manifestare la verità; e se i nostri testi pareranno un poco lontani, non doverà parer strano, essendosi ciò fatto per maggior chiarezza, per la quale anco s'è usato in questo primo testo il nome di causa solamente, commune, tanto alli principii che s'estendono alle cause esterne, quanto a gli elementi, che dell'interne si dicono, e per fuggire, le difficultà. Et per tornar al primo testo, sua intentione, come havemo visto con brevissime parole, non è altro, se non che dovendosi trattar delle cose naturali, sia mestieri, per la cognitione di quelle, trattar de le sue cause, o principii, che dir vogliamo, essendo che senza la lor cognitione, non se ne possi haver buona notitia. <expl> Testo 83. Quanto poi al principio formale se sia uno, o più, et quanti siano, et se siano separati o no, questo diligentemente si tratta nella Metafisica, per il che lo riserbaremo fino a quel luoco. Ma delle forme delle cose naturali et corruttibili, ne verremo appresso con dimostratione ragionando. Siasi detto per tanto de i principii delle cose, quello che siano questi principii et quanti siano; et siane da noi determinato nella maniera già vista; se bene ripigliando di nuovo il ragionamento, trattaremo d'un altro principio, cioè della natura. Laus Deo.

<44-114> Se Aristotile habbi havuto ferma opinione d'haver dimostrato l'eternità delle cose. Cap. X. <inc> Essendosi con l'aiuto del Signore dato fine al primo libro della Fisica, per havere Aristotile detto in quello che la materia sia ingenerabile et incorruttibile, il che disse poi del moto del Cielo et del mondo tutto, con dir prima, che di niente si fa niente; però ho pensato, avanti che più oltra si proceda, vedere un poco come la cosa stia, secondo la semplice verità, et vedere come intorno a quella si possi accordare Aristotile. <expl> et se tu dicessi che Aristotile par che aborisca il moto in istante, si risponde che intende di virtù corporea, overo di virtù nel corpo, dal che è lontanissimo Iddio onnipotente. Et qui sia fine a questi discorsi, ad honore et gloria del sommo creatore in secula seculorum. Amen.

<115> Avertimento a' lettori. <text> Si deve notare che li testi citati nelle questioni si potriano ritrovar variamente, il che avviene per la diversità de gli espositori [...]

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08/03/2013

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Eugenio Refini

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Citation

Eugenio Refini, ‘Il primo libro della fisica volgarizato per modo di parafrase’, in Vernacular Aristotelianism in Renaissance Italy Database (VARIDB)
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